<L’Italia investe nel sistema universitario la metà rispetto agli altri paesi europei. La crisi economica ha diminuito anche gli introiti che arrivavano dal mondo produttivo. Se l’università non è implosa, è solo grazie al blocco del turn over. Non abbiamo sostituito i docenti e i dipendenti che dovevano andare in pensione. Non possiamo continuare così>.
Un’università che deve far quadrare i conti come un ateneo privato ma deve rispettare i vincoli spesa e bilancio imposti dal sistema pubblico. Tra l’incudine e il martello, verrebbe da dire, per parafrasare le parole di Alberto Coen Porisini, rettore dell’Università dell’Insubria.
Un ateneo che, come spiegato oggi da un approfondimento del Sole 24 Ore, continua a perdere entrate. Una condizione peraltro comune a molte università italiane. Stando ai dati riportati dal quotidiano economico, nel 2014 l’Insubria ha incassato 82,9 milioni di euro, il 17,4% in meno rispetto al 2010. Il rettore però non si ritrova nel dato relativo ai trasferimenti statali che sarebbero calati del 33% <Analizzando i dati comunicati al Miur – precisa il rettore – si scopre che, nel nostro caso, nei quattro anni considerati il Fondo di Finanziamento Ordinario, ossia trasferimenti dallo Stato all’ateneo legati alle dimensioni ma anche ai risultati, sono aumentati di circa 4 milioni di euro. Sempre nel periodo considerato, siamo poi passati dalla contabilità finanziaria a alla contabilità economico-patrimoniale. Quindi non è facile raffrontare i dati>.
Nel complesso, continua il rettore dell’Insubria, le entrate sono comunque diminuite. Il sistema universitario è sottofinanziato, ma anche la crisi economica ha inciso. <Gli investimenti del mondo produttivo negli atenei sono calati. Pensiamo, ad esempio, ai contratti di ricerca>.
Com’è possibile quindi continuare a far quadrare i conti? <Se non siamo implosi – risponde il rettore – è solo grazie all’abbattimento delle spese del personale. Non abbiamo sostituito chi doveva andare in pensione. Ed è aumentata la contribuzione studentesca. I conti tengono, ma così saltiamo intere generazioni, perché non possiamo più assumere. Il turn over è bloccato. Io ho cinquant’anni – conclude il rettore dell’Insubria – dietro di me vedo pochi quarantenni e nessun trentenne. Non possiamo continuare così>.