«L’interesse manifestato tempo fa per l’edificio viene confermato» parola di Giuseppe Colangelo, prorettore vicario dell’Università dell’Insubria. L’ateneo ha sete di aule e spazi didattici. E i metri cubi della Santarella fanno gola anche ora, dopo il vasto incendio di venerdì scorso. In attesa dell’esito delle verifiche tecniche per capire in che stato versa la struttura, si cerca di pensare al futuro. «Certo oggi non possiamo sapere in che stato di degrado versi l’ex centrale termica della tintostamperia Ticosa» – sottolinea Colangelo. «Rimaniamo a quanto si era prospettato nel dialogo con Multi». La società avrebbe messo a disposizione 2 milioni di euro per ristrutturare la Santarella da affidare poi all’ateneo, ma tutto è in divenire. Di fatto il rogo di venerdì scorso è stato ovviamente un fulmine a ciel sereno in questo iter. «Noi abbiamo tutto l’interesse ad allargare il polo didattico di Sant’Abbondio – rimarca Colangelo – e la Santarella si presterebbe in modo particolare, per cui l’interesse c’è sempre. Ora chiaramente c’è una incognita in più». «Abbiamo sete di aule, specialmente dopo il boom di iscrizioni ai corsi di Mediazione culturale e di Turismo – dice ancora il prorettore – Con la disponibilità della Santarella potremmo chiudere la sede di via Oriani e ospitare più matricole di quelle attuali. L’alternativa c’è, ma dipende da un via libera della Soprintendenza – aggiunge – si potrebbe realizzare un nuovo edificio sull’area dove abitualmente si svolge la fiera di Sant’Abbondio in via Regina. Nel medio-lungo periodo, quest’ultima e l’ipotesi Santarella – conclude – rimangono valide».