Le immagini delle violenze in Spagna colpiscono i tanti spagnoli che vivono sul Lario. Come Nieves Arribas, docente di Spagnolo al dipartimento di Diritto Economia e Culture dell’Università dell’Insubria. “I fatti delle scorse ore lasciano tristezza e vergogna – commenta – Una catastrofe quasi annunciata. Temevo qualche scontro, ma non immaginavo certo 800 feriti”.
La professoressa dell’Insubria è originaria dell’Estremadura, regione a nord-ovest dell’Andalusia. “Sono contro i nazionalismi – dice ancora – il nazionalismo è un sentimento facile da cavalcare, ma è un atteggiamento irresponsabile. Da qualche tempo, i due nazionalismi – spagnolo e catalano – stanno correndo come due treni che vanno verso lo scontro frontale. Quando Zapatero aveva concordato uno statuto di autonomia della Catalogna il Partito Popolare, ora al potere, aveva fatto ricorso. In quel momento i catalani iniziarono a sentirsi delusi. E il nazionalismo catalano iniziò a cambiare. Pensiamo ad esempio al gesto di impartire sempre meno ore di lezione in lingua spagnola nelle scuole. L’atteggiamento del Partito Popolare non ha fatto altro che fomentare l’indipendentismo catalano”.
Ricorrere alla violenza, secondo la docente spagnola, è stato inutile e controproducente. “Il referendum non rispettava i criteri della Commissione di Venezia, non era legale, ma si poteva affrontare l’argomento in altro modo, mostrando che una questione delicata come l’autonomia non può in nessun modo essere decisa unilateralmente La soluzione a un problema democratico – conclude Nieves Arribas – è più democrazia. Non la violenza”.