Reclutavano donne straniere, perlopiù dell’Est e le facevano lavorare come badanti in Lombardia e Piemonte, senza alcun rispetto delle norme. Un’attività illecita condotta dietro la “maschera” di una sedicente associazione non profit varesina, smascherata dalla guardia di finanza di Varese, che oggi ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di nove persone, tra le quali una ucraina di 48 anni residente a Rovello Porro.
Gli arrestati sono accusati a vario titolo di intermediazione illecita del lavoro e favoreggiamento della permanenza sul territorio dello Stato di stranieri non regolari. Delle persone fermate, quattro sono in carcere e cinque, tra le quali la donna residente nel Comasco, hanno ottenuto gli arresti domiciliari.
L’operazione della guardia di finanza, chiamata “Badabene”, è il risultato di un’indagine portata avanti dai militari del nucleo polizia economico finanziaria di Varese che ha coinvolto anche le province di Milano e Torino. L’organizzazione, secondo quanto accertato dagli investigatori, reclutava le aspiranti badanti, pretendeva una quota di 600 euro per l’iscrizione alla sedicente associazione no profit e poi fissava e gestiva gli appuntamenti con i potenziali clienti, accompagnando le donne ai colloqui nelle famiglie. Le badanti venivano fatte lavorare in nero, senza alcun rispetto delle norme su retribuzione, orario di lavoro, sicurezza, riposi e ferie e versamenti dei contributi.
In attesa dei colloqui e dell’inizio dell’attività lavorativa, l’organizzazione metteva a disposizione delle donne alloggi, in condizioni degradanti, in appartamenti degli indagati chiedendo da 5 a 8 euro al giorno. La donna residente a Rovello Porro si occupava di trovare le famiglie e accompagnare le aspiranti badanti ai colloqui. Decine, secondo quanto ricostruito dalla guardia di finanza le donne dell’est che sono state fatte lavorare illegalmente. Solo nel periodo tra ottobre e dicembre del 2018 l’organizzazione ha “piazzato” oltre cinquanta badanti.