“Da quasi un decennio i fratelli Ronzoni esercitano in maniera che non si ha tema di definire professionale attività di riciclaggio con complicati intrecci e legami fra società estere”. E’ quanto emerge dall’ordinanza che ieri ha aperto le porte del carcere a Luca e Oscar Ronzoni, 54 e 63 anni, i due comaschi al centro di un’operazione della guardia di finanza di Milano per corruzione internazionale, frode e riciclaggio.
Secondo l’accusa, i due fratelli sarebbero responsabili del riciclaggio di oltre 21 milioni di euro di capitali provenienti da frode, gestiti in paradisi fiscali su fondi cifrati off-shore. I soldi sarebbero stati trasferiti attraverso operazioni simulate tra società statunitensi ed europee con conti correnti tra Austria, Cipro, Inghilterra, Canada, Ungheria, Germania, Slovacchia, Bahamas e Isole Mauritius.
Nel documento firmato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano viene evidenziata la “negativa personalità degli indagati” e il pericolo “assolutamente concreto ed attuale che, se liberi, possano commettere ulteriori delitti della stessa specie”. “La protervia delle condotte di riciclaggio – emerge ancora – denota personalità affatto inclini a recedere rispetto al disegno criminoso”. Secondo l’accusa inoltre “le condotte di riciclaggio devono ritenersi ancora in atto”. “I fratelli Ronzoni – emerge dall’inchiesta – non hanno posto freno al loro attivismo nonostante la chiarissima consapevolezza dell’esistenza di indagini a loro carico e dell’attenzione dell’Agenzia delle Entrate”.