Ricorso alla Corte Costituzionale del governo contro la cosiddetta legge “anti-moschee” della Regione, il pacchetto di norme che prevede regole più severe per l’apertura di nuovi luoghi di culto in Lombardia e che ha di fatto stoppato a Cantù la realizzazione di una moschea, come dichiarato dal sindaco Claudio Bizzozero.
Secondo l’esecutivo, che ha impugnato la legge, alcune disposizioni impongono stringenti obblighi e requisiti che incidono sull’esercizio del diritto fondamentale e inviolabile della libertà religiosa. La legge votata poco più di un mese fa prevede – per esempio – che le nuove realizzazioni abbiano congruità architettonica e dimensionale con le caratteristiche del paesaggio lombardo così come individuate nei Piani Territoriali Regionali e che siano dotate di telecamere direttamente collegate con la Questura. La norma regionale dà inoltre ai Comuni la facoltà di indire un referendum consultivo sui progetti. “Renzi ormai impugna ogni nostra legge, che si tratti di moschee, di sanità o di nutrie. È solo ritorsione ma non ci intimidisce» ha commentato il governatore lombardo Roberto Maroni. “L’impugnativa era più che prevedibile” ha detto Alessandro Alfieri, segretario del Pd lombardo. Non sono mancate le reazioni anche sul Lario, in particolare in Brianza, dove l’ipotesi di realizzare una moschea a Cantù ha animato il dibattito politico. Per mesi la Lega Nord si è battuta per promuovere un referendum contro il luogo di culto, bocciato dalla commissione perché considerato inammissibile, finché l’operazione è stata stoppata dallo stesso sindaco di Cantù, Claudio Bizzozero, proprio a causa dei nuovi vincoli imposti dalla legge regionale. “La legge sulle moschee di Regione Lombardia e’ sacrosanta, fissa regole certe e chiare contro il dilagare di luoghi di culto islamici. La sinistra l’ha impugnata solo perché è allergica alle regole” ha detto in queste ore il deputato canturino del Carroccio, Nicola Molteni.