Lettere con chiari messaggi di morte, un’auto danneggiata, microspie su altre vetture in uso a chi era nel mirino. A un anno dal blitz nella sede della polizia stradale di Como, che portò ad azzerare i vertici della struttura e a indagare su una ventina di agenti, emerge un retroscena fino ad oggi sconosciuto.
L’agente del gruppo di polizia giudiziaria della stradale che collaborò con la Procura di Como nel delicato fascicolo d’indagine è stato trasferito alla Questura di Milano per motivi di sicurezza. Pare, infatti, che nelle settimane successive alla perquisizione degli uffici del corpo in via Italia Libera, sia stato oggetto di un’inquietante serie di episodi assieme ai colleghi con i quali componeva il pool investigativo. Non si conoscono molti dettagli della vicenda, che resta top secret, ma un fascicolo d’indagini in seguito alle minacce sarebbe stato aperto nel tentativo di individuare chi c’è dietro a quelle lettere minatorie e a quei volantini che auguravano all’agente una pessima sorte. Gli episodi sarebbero riferibili a mesi fa, soltanto la decisione di far spostare l’agente a Milano – presa in questi giorni – ha portato a scoprire l’accaduto e il nuovo fascicolo d’indagine che al momento sarebbe a carico di ignoti.