Non sono i frontalieri a rubare il lavoro ai ticinesi. Un’affermazione che non arriva da sindacati o politici italiani, bensì dagli stessi economisti svizzeri. A dirlo, infatti, è uno studio commissionato dal Canton Ticino e dalla Segreteria di Stato dell’Economia all’IRE (Istituto di ricerche economiche dell’Università della Svizzera Italiana). Circa cento pagine di indagine, nelle quali si spiega come non ci sia un nesso fra l’aumento di frontalieri e la disoccupazione ticinese. Secondo le risposte ottenute da 328 aziende ticinesi, nella maggior parte dei casi i frontalieri vengono assunti in modo casuale, semplicemente per il profilo lavorativo o per le competenze, non per una questione salariale. Tre aziende su quattro, inoltre, precisano come l’assunzione di frontalieri nasca spesso da una candidatura spontanea.