Lo spreco di denaro della tangenziale di Como, l’occasione persa del campus accantonato e, ultima ma non ultima, la tragica situazione del lungolago comasco. Alla sua prima assemblea annuale da presidente, il numero uno degli industriali comaschi Fabio Porro non ha risparmiato bordate nei confronti della politica, locale e nazionale, sottolineando tutti i punti deboli del territorio comasco.
Il mondo economico si è ritrovato a Villa Erba a Cernobbio, oggi pomeriggio, per l’assemblea generale di Unindustria Como. Al presidente Porro il compito di fare gli onori di casa e di rappresentare sogni ed esigenze del tessuto produttivo lariano. Tra le note dolenti, secondo il numero uno degli industriali, l’accantonamento del progetto del campus universitario nell’area del San Martino per il mancato sostegno economico del pubblico. “Il Politecnico di Milano ha così drasticamente cambiato la sua strategia dei poli locali riportando a Milano numerosi corsi e l’Insubria è sempre più sospesa nel dilemma Como o Varese – ha detto Porro che continua a considerare vincente l’idea – Dobbiamo impegnarci per riprogettare la presenza universitaria su Como”.
Ancora più dolenti le note legate al capitolo infrastrutture, partendo da quella tangenziale di Como incompleta e sottoutilizzata. “Così com’è non ha alcun senso. Rappresenta più uno spreco di denaro e territorio” ha detto Porro che si è appellato al governatore lombardo Roberto Maroni, presente in sala, rilanciando la necessità di realizzare al Varese-Como-Lecco per dare infrastrutture adeguate alla fascia prealpina lombarda che rischia, al contrario, di perdere competitività.
Nelle settimane più nere per il cantiere delle paratie, non è mancato – inevitabilmente – un riferimento alla situazione del lungolago comasco, che Porro ha definito tragica. “Pretendiamo che la questione sia risolta al più presto – ha detto il presidente degli industriali – perché il danno di immagine che stiamo subendo è incalcolabile!”.
Non sono mancati, infine, passaggi più economici nel discorso di Porro che ha ribadito la necessità di interventi per stimolare la ripresa – detassando gli utili reinvestiti e riducendo il cuneo fiscale – prima di ricordare come la crisi non sia ancora completamente alle spalle. Preoccupanti, in questo senso, i primi dati 2016, con le difficoltà per il settore tessile, da sempre salvato dalle esportazioni, o la situazione a macchia di leopardo nel metalmeccanico, mentre si registrano – ma non in tutti i casi – segnali positivi nel legnoarredo.