Nelle scorse ore, i rappresentanti delle nazionalità a cui appartengono i migranti da settimane accampati alla stazione San Giovanni hanno consegnato una lettera al prefetto di Como, Bruno Corda. Si tratta di un documento molto duro soprattutto nei confronti della polizia svizzera, ma vengono anche denunciati presunti eccessi anche della polizia italiana nei centri del Sud Italia dove gruppi di migranti vengono trasferiti da Como. Sottolineati, inoltre, i sentimenti di “frustrazione e disappunto” per la situazione apparentemente senza sbocchi che si vive tra tende e giacigli del parco sottostante la stazione di Como.
Pubblichiamo di seguito la versione integrale del documento, scritto in inglese e in italiano e firmato soltanto genericamente come “Migranti della stazione San Giovanni”.
SITUAZIONE AL CONFINE – RESPINGIMENTI
Siamo riportati in Italia anche se abbiamo fatto richiesta di asilo: alcuni lo comunicano alla polizia svizzera oralmente, altri per iscritto. Respingono tutti, compresi minori, donne incinta e persone in difficili condizioni di salute, senza rispettare i trattati internazionali. Ci rimandano indietro senza assistenza legale e senza la possibilità di prendere contatto con degli avvocati. Ci sono barriere linguistiche e mancanze di traduzione, così che le persone vengono rimandate in Italia senza avere alcuna idea della loro situazione o dei loro diritti.
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CONTROLLI DI POLIZIA
La polizia svizzera ci arresta e ci spoglia, anche minori e anziani. C’è stato il caso di una donna molto anziana che ha dovuto spogliarsi davanti un uomo, anche se la sua religione glielo impedirebbe. È uscita dalla stanza piangendo. La polizia usa la forza contro i migranti che rifiutano di spogliarsi. Inoltre ispeziona sistematicamente le loro parti intime, pratica estremamente umiliante.
TRASFERIMENTI FORZATI
La polizia italiana trasferisce i migranti con la forza da Ponte Chiasso al sud Italia, senza informarli riguardo la loro destinazione. Viaggiano dalle 15 alle 20 ore, famiglie e amici vengono separati. Inoltre, quando siamo rimandati a sud alcuni hanno sofferto le violenze della polizia, sono stati picchiati o messi in luoghi degradati. Là hanno preso le nostre impronte con la forza, le minacce o l’inganno, senza preoccuparsi di spiegarci la nostra situazione legale.
SITUAZIONE AL CAMPO
Ora siamo bloccati in stazione da oltre 6 settimane. Le persone hanno addosso molta pressione, frustrazione e disappunto. Sempre più persone ne soffrono: una donna ha perso il suo bambino, un’altra ha avuto un attacco epilettico, il numero di persone con problemi di salute cresce di giorno in giorno. Questa dolorosa situazione ci spinge a compiere azioni disperate, ma non siamo cattive persone, siamo semplicemente migranti. Grazie all’aiuto di molti volontari, al momento per quanto riguarda cibo, acqua e docce la situazione è sopportabile. Ma se il nostro problema principale – la chiusura del confine – non cambia, diventerà presto insostenibile. Non
vogliamo essere spostati in un luogo nascosto, dove ci si possa dimenticare di noi e dei nostri problemi.
RICHIESTE
Questa situazione non riguarda solo Como, ma è simile in tutte le zone di frontiera. Siamo in contatto con migranti in altre città e le loro condizioni sono le stesse, o peggiori. Tutti noi stiamo soffrendo. Chiediamo il rispetto delle leggi che riconoscono il nostro diritto di movimento, che sono in questo momento violate dalla Svizzera. Chiediamo nuove leggi che possano fornire una soluzione per ciascuno di noi, o un provvedimento straordinario che possa permetterci di muoverci. Se questo al momento non è possibile, chiediamo almeno che la sua voce possa unirsi alla nostra, per fare pressione sulle autorità svizzere e europee, provando a sbloccare questa insostenibile situazione che sta rovinando le nostre vite e ci sta rendendo un fastidio per gli abitanti della città.
Migranti dalla stazione di San Giovanni