La Regione voleva rispettare le prescrizioni dell’Anticorruzione, ma considerava prioritario far ripartire il cantiere e realizzare almeno le opere idrauliche previste. Lo stallo che si è venuto a creare in Comune a Como ha portato al commissariamento di fatto di Palazzo Cernezzi, con la Lombardia che è subentrata nella gestione del cantiere infinito del lungolago.
Il ruolo della Regione è stato uno degli elementi sui quali si è concentrata l’attenzione nell’udienza di oggi del processo sulle presunte irregolarità nella gestione del cantiere delle paratie. In aula in tribunale a Como è stato sentito come testimone Dario Fossati, geologo, vice direttore generale dell’assessorato al Territorio del Pirellone, che si è occupato del cantiere del lungolago.
<Dopo le elezioni, nel maggio del 2012, il nuovo sindaco Mario Lucini ci aveva detto di voler rivedere il progetto delle paratie e dalla Regione gli erano stati dati due mesi di tempo – ha detto Fossati rispondendo alle domande del pubblico ministero Pasquale Addesso – I due mesi sono diventati quattro anni di stop>.
L’Anticorruzione, davanti alla variante messa a punto dalla giunta Lucini aveva indicato chiaramente la necessità di rescindere il contratto con Sacaim e procedere a una nuova gara. <La Regione voleva assecondare le richieste di Anac e non era d’accordo sul cosiddetto imprevisto geologico indicato dal Comune come motivazione per la variante – ha detto ancora Fossati – Era però prioritaria l’esigenza di riprendere prima possibile i lavori e non lasciare l’opera incompiuta>.
Nuova udienza fissata per il prossimo 20 dicembre per l’audizione di altri testimoni dell’accusa.