Nuovi sviluppi nella vicenda che interessa molti artigiani comaschi attivi in Svizzera. La Legge sulle Imprese Artigianali (Lia) che istituisce l’albo degli artigiani operanti in Canton Ticino ha un nuovo bastone fra le ruote: viola le disposizioni previste dalla legge federale sul mercato interno.
Approvata dal Parlamento del Canton Ticino il 24 marzo 2015, con l’obiettivo di “favorire la qualità dei lavori delle imprese artigianali che operano sul territorio cantonale”, la legge – che mette un freno alla concorrenza italiana – è diventata da subito il bersaglio di critiche e ricorsi soprattutto da parte degli stessi artigiani elvetici.
Una prima sentenza del 20 novembre 2017 pronunciata dai giudici del Tribunale amministrativo ticinese ha sancito la sostanziale inapplicabilità della legge accogliendo il ricorso di una ditta del Sopraceneri che aveva contestato l’obbligo di iscriversi all’albo degli artigiani ticinesi.
Adesso come riferito dal quotidiano “Corriere del Ticino” il Tram ossia il Tribunale Cantonale Amministrativo ha accolto due ricorsi della Commissione della Concorrenza (Comco) contro l’albo degli artigiani.
I giudici ritengono che i limiti posti dalla legge (come l’obbligo di iscrizione, la tassa d’iscrizione e la procedura) violano come detto la legge federale sul mercato interno. A farne le spese sono infatti le ditte della Svizzera interna e quindi oltre il San Gottardo interessate a operare nel territorio del Canton Ticino. Il prossimo passaggio ora è nelle mani del Consiglio di Stato che potrebbe chiedere al Gran Consiglio di abrogare l’albo tanto contestato.