Ciò che è stato costruito fino a questo momento sul lungolago di Como non verrà demolito. Potrò sembrare scontato, e invece non lo era affatto: il rischio di dover ripartire da zero, infatti, era assolutamente concreto.
Rischio che è stato tuttavia accantonato, per ora, dalla sentenza letta ieri pomeriggio dai giudici del Collegio di Como sul maxiprocesso appalti e paratie, con la quale sono state distribuite condanne per quasi 12 anni.
Il pubblico ministero aveva chiesto condanne per 23 reati; al centro della vicenda anche una serie di opere realizzate ma – secondo la tesi dell’accusa – in difformità con i titoli abilitativi concessi.
Sempre secondo l’accusa, una parte considerevole di ciò che è stato costruito andava distrutto, poiché era stato realizzato senza le abilitazioni necessarie.
La sentenza letta dai giudici, invece, ha ritenuto tutta queste serie di reati (che ruotavano attorno all’ex sindaco Stefano Bruni e non solo) «estinti per prescrizione» dichiarando al riguardo il «non doversi procedere». Non una assoluzione nel merito, dunque, sufficiente comunque a “salvare” le opere che erano fino ad oggi state realizzate.
La Procura di Como tuttavia ha già preannunciato un ricorso in Appello anche sul tema della prescrizione. Sulle opere realizzate potrebbe quindi non essere stata scritta l’ultima parola.