Era stato il primo a rispondere alle domande del giudice, l’unico tra gli arrestati dell’inchiesta per un presunto sistema di corruzione a parlare già nell’interrogatorio di garanzia, nel carcere del Bassone, il 27 giugno scorso. Oggi, Stefano La Verde, ex capo team dell’ufficio legale dell’Agenzia delle Entrate di Como, ha patteggiato 4 anni e 8 mesi.
Il funzionario pubblico è stato accusato di corruzione. In tribunale a Como, difeso dai legali Raffaella Leoni e Andrea Marino Crepazzi, è comparso davanti al giudice Carlo Cecchetti. Nell’udienza ha formalizzato il patteggiamento a una pena finale di 4 anni e 8 mesi. La Verde è stato in carcere fino al mese di agosto e ha poi ottenuto gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. “Si chiude una vicenda complessa e dolorosa per il nostro assistito”, si sono limitati a dire i legali dopo l’udienza.
Con l’ex funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Como erano stati arrestati i commercialisti Antonio e Stefano Pennestrì, l’ex direttore dell’Agenzia di Como Roberto Leoni e l’imprenditore Andrea Butti, che aveva ottenuto subito i domiciliari. La Verde è stato ripreso dalle telecamere della guardia di finanza di Como mentre, nello studio dei commercialisti Antonio e Stefano Pennestrì, riceve una busta che per le fiamme gialle conterrebbe duemila euro, una tangente ottenuta in cambio del suo impegno a favorire una pratica per un ricorso dell’imprenditore tessile Butti.
L’inchiesta della Procura di Como, coordinata dal magistrato Pasquale Addesso, aveva fatto emergere quello che per l’accusa era il cosiddetto “sistema Pennestrì”, con le presunte mazzette al funzionario dell’Agenzia delle Entrate per agevolare le pratiche fiscali. L’ex direttore, Roberto Leoni, una delle figure chiave dell’inchiesta ha già patteggiato 4 anni e 30mila euro di risarcimento del danno. Antonio e Stefano Pennestrì, padre e figlio, hanno invece patteggiato rispettivamente 4 anni e 6 mesi e 3 anni, con un risarcimento complessivo di 110mila euro.