Il Canton Ticino ha quasi la metà degli abitanti della provincia di Como: Eppure, conta quasi il doppio dei contagiati.
I frontalieri che ancora ogni giorno passano la dogana per lavorare potrebbero quindi innescare un contagio di ritorno, specie nelle fasce di confine.
“E’ un timore reale, abbiamo anche scritto al prefetto. – spiega Sergio Erculiani, sindaco di Porlezza – Purtroppo possiamo far poco: chiedo ai nostri frontalieri di essere estremamente prudenti, di evitare luoghi pubblici affollati oltreconfine, e una volta rientrati a casa, se possibile, di tenere distanze di sicurezza e precauzioni anche in casa. Certo è che, una volta passata questa emergenza, spero che la Svizzera si ricordi di quanto ha contribuito la manodopera italiana”.
Una possibile contromisura potrebbe consistere, ad esempio, nel controllare la temperatura dei frontalieri in dogana al rientro in Italia. “Io sarei d’accordo, se lo chiedessero i sindaci – commenta Alessandro Alfieri, senatore varesino del Pd – Potrebbe essere l’unica misura in grado di proteggere la fascia di confine dal contagio di ritorno. Prima avrebbe bloccato il traffico alle dogane ma ora, con il numero di frontalieri diminuito drasticamente, non sarebbe una misura così impattante”.
Infine, i sindaci di frontiera chiedono la riapertura almeno del valico di Bizzarone. “Chiediamo che la Svizzera valuti concretamente la sospensione di ogni attività produttiva, ad esclusione di quelle necessarie all’erogazione dei servizi essenziali alla popolazione. Chiediamo poi di riaprire il valico di Bizzarone, e di consentire ai nostri concittadini di potersi recare al lavoro in sicurezza e senza dover subire ogni giorno decisioni di questo tipo”.