La Procura di Como ha chiesto il processo per i 18 indagati dell’inchiesta sul dissesto del Comune di Campione d’Italia e sul fallimento del Casinò dell’enclave, chiuso dal mese di luglio del 2018. Nell’elenco compaiono 17 amministratori, nomi ai quali si aggiunge la stessa Società Casinò di Campione.
L’indagine è relativa al dissesto da 61 milioni di euro del Comune, causato secondo l’accusa da rapporti illeciti con la casa da gioco, che al momento della sentenza di fallimento aveva accumulato debiti per circa 130 milioni di euro. Al momento della chiusura, erano quasi 500 i dipendenti del casinò, tutti poi licenziati.
Dopo la chiusura indagini, nel maggio scorso, scaduti i termini per le difese per presentare eventuali memorie o documenti, i pubblici ministeri titolari dell’inchiesta, Pasquale Addesso e Antonia Pavan, hanno chiesto il rinvio a giudizio per 18 amministratori, compresi due ex sindaci. Le accuse, a vario titolo, sono abuso d’ufficio, falso in bilancio e falso in atto pubblico. Chiesta una sola archiviazione. La data dell’udienza preliminare non è ancora stata fissata.
L’indagine ruota attorno ai soldi che la casa da gioco doveva versare ogni anno al Comune di Campione, unico azionista della società di gestione. Con la crisi delle case da gioco, secondo la ricostruzione della procura di Como, gli indagati avrebbero rinunciato agli introiti causando un dissesto per il municipio di 61 milioni di franchi svizzeri, modificato la convenzione con la casa da gioco a danno del Comune e avrebbero anche versato un indebito anticipo di tesoreria a favore del Casinò da 21 milioni. Gli amministratori del casinò avrebbero invece nascosto il reale stato delle casse della casa da gioco gonfiando illecitamente il patrimonio.