“Non vi voglio più vedere qui. Perché spero arriviate dove volete arrivare“. Con le lacrime agli occhi e la voce rotta dall’emozione, il comboniano padre Claudio ha salutato così i migranti, oggi, a Sant’Abbondio (Como). Ed è stata una delle poche parole che padre Claudio ha pronunciato in italiano. Per il resto della cerimonia è intervenuto in inglese e in amarico, la lingua ufficiale dell’Etiopia. Frate Teklom Berhane, cappellano della comunità Eritreo etiopica di Milano, ha invece parlato in tigrino, un’altra lingua diffusa in Etiopia ed Eritrea.
La lettura delle sacre scritture, in doppia lingua, era centrata sull’accoglienza, un gesto, un’attitudine – ha detto il vescovo Diego Coletti – che da’ senso alla vita degli uomini.
“La situazione richiede a tutti, in modo particolare ai cristiani, di mettere in atto l’idea di fratellanza che in maniera astratta affermiamo, in qualcosa che abbia un risultato positivo e concreto”. L’accoglienza, ha aggiunto il vescovo, non dev’essere però caratterizzata da ingenuità. “A testa bassa e a occhi chiusi si creano le condizioni per la crescita di conflitti e contrapposizioni. L’esperienza dell’amore cristiano si nutre di intelligenza, gradualità e attenzione alle condizioni”.