“Accade spesso: le tariffe delle ex municipalizzate, gli ex monopolisti dell’energia, sono più alte. Queste aziende hanno posizioni dominanti sul territorio e non sono interessate ad aggredire il mercato, come invece fanno le nuove compagnie emergenti”.
Mauro Antonelli, dell’Unione Nazionale Consumatori, analizza i risultati del confronto effettuato ieri sul Portale Offerte di Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente. Le tariffe dell’ex multiutility Acsm – una volta un “gioiellino” tutto comasco, oggi parte di sistema industriale molto più complesso ed esteso – non sempre sono le più convenienti. Anzi, in realtà mai.
Sia nella fornitura di luce che in quella di gas, le offerte di Acel Energie (la sigla con cui Enerxenia, della costellazione Acsm-Agam, vende a Como) erano non solo ben più alte di quelle del miglior concorrente, ma più care anche rispetto alla tariffa del mercato tutelato.
“Con il mercato libero si può risparmiare, ma bisogna stare attenti – prosegue Antonelli – non dobbiamo cedere a offerte apparentemente vantaggiose comunicate per telefono in pochi secondi.
Bisogna comportarsi esattamente come avete fatto voi: consultare il portale ufficiale dell’autorità, selezionare le caratteristiche e rilevare i prezzi. Il problema dell’energia – dice ancora Antonelli – è che il mercato è stato liberalizzato ma solo in teoria. Gli ex monopolisti hanno ancora quote troppo elevate, ma solo con una vera concorrenza si può garantire al consumatore trasparenza e mobilità nel mercato”.
IL DIBATTITO POLITICO
La questione delle tariffe ha aperto un dibattito ben più ampio su Acsm Agam, sull’opportunità delle scelte politiche degli ultimi dodici anni.
Fino al 2008, Acsm era – come detto – un gioiellino tutto comasco. Poi è stata fusa con la monzese Agam, e negli anni è diventata parte di una realtà molto più ampia e complessa a livello lombardo. Non senza feroci polemiche – la Lega, ad esempio, si batté – testualmente – contro la “svendita” dell’azienda, per utilizzare le parole dell’allora consigliere Alessandra Locatelli. Era il 2016.
Oggi, secondo il consigliere comunale Alessandro Rapinese, ormai per il Comune di Como non ha più senso nemmeno avere le quote. “Diventassi sindaco, le cederei il giorno successivo e recupererei oltre 50 milioni da investire nelle strutture sportive – dice –. I comaschi non traggono alcun beneficio da Acsm Agam. Non hanno potere decisionale nella governance. E’ come se fossimo proprietari di una pompa di benzina: un municipio non deve vendere gas, deve erogare servizi. Ma, si sa, la politica ha bisogno di poltrone, e le ex municipalizzate in questo senso sono un ottimo serbatoio”.
Per il Pd (che fu sponsor dell’allargamento lombardo dell’azienda), invece, Acsm-Agam resta comunque “una risorsa per Como”. Innanzitutto, dice il capogruppo Stefano Fanetti, “per la redistribuzione di ben 1,5 milioni di euro in dividendi al Comune di Como per il solo 2019”. Rimangono tuttavia, aggiunge ancora Fanetti, “grandi svantaggi nella gestione del teleriscaldamento che, nelle zone periferiche di Albate e Camerlata ha grandi criticità, visti i pesantissimi e protratti disagi degli ultimi mesi. Da questo punto di vista occorre che Acsm Agam torni ad investire a tutto tondo nel servizio alla città, oltre ai dividendi e al termovalorizzatore, potenziando la propria rete”.