Con la zona rossa i centri estetici restano chiusi. Una regola contestata fin dal primo lockdown e che ora raccoglie sempre più polemica e malcontento: in zona rossa i parrucchieri restano aperti ma, per gli operatori che lavorano nel mondo del benessere, non vale la stessa regola. In questo modo però, si favorisce l’abusivismo.
“Si osserva la smisurata diffusione del lavoro in nero quale tragica conseguenza della serrata dei centri estetici – commenta Nadia Galli, presidente dell’Unione benessere e sanità di Cna Lario Brianza – i cui titolari hanno investito migliaia di euro per garantire la massima sicurezza del cliente. Una misura alla quale siamo ormai, purtroppo, abituati. Scatta la zona rossa e le attività dei servizi per la persona vengono limitate a lavanderie, servizi di pompe funebri e saloni di acconciatura. Una logica del contenimento del virus che vede il centro estetico come luogo poco sicuro, nel quale il rischio di contagio sarebbe più elevato che altrove».