Grandi gruppi stranieri vorrebbero mettere le mani sul primo bacino del Lago di Como, dove oggi hanno sede le storiche società sportive cittadine. Investitori interessati ad accaparrarsi una gallina dalle uova d’oro: rive e terrazze sul lago, gestite da chi si occupa di turismo di extralusso, diventerebbero delle fabbriche di milioni.
IL CLIMA E’ CAMBIATO?
Il primo a denunciare questo assedio è Gioacchino Favara, presidente dello Yacht Club, che tra due anni festeggerà un secolo di storia. Lo sfogo del presidente dello Yacht Club parte dalla recente chiusura della pompa di benzina gestita dalla società, per la mancanza di conformità alle norme di tutela ambientale.
Il rapporto tra la città e le società sportive storiche – Yacht Club, Canottieri Lario, Aero Club e Como Nuoto – è sempre stato molto stretto. Anzi, queste società sono parte dell’identità e della storia comasca. Favara spiega che il sigillo alla pompa di benzina è solamente l’ultima di una serie di difficoltà che la sua e altre società si trovano ad affrontare. Come se il clima fosse cambiato. Come se – e qui arriviamo alla tesi iniziale – ci qualcuno, certamente non comasco, interessato a dare una spallata a queste società, per impossessarsi degli spazi e farci milioni di euro con i turisti ricchi.
FAVARA (YACHT CLUB): “NON REGALEREMO LA NOSTRA STORIA”
“Percepiamo di essere accerchiati. Ci sono pressioni dall’esterno e qualcuno declina le proprie responsabilità. Non a caso, tutte le società della zona hanno problemi in questo periodo. Siamo tutti nella stessa situazione. – spiega Gioacchino Favara, presidente dello Yacht Club Como – Qualche grosso gruppo finanziario ha messo gli occhi su questa zona e questa pressione ci costringe a una difesa continua. Questo bacino è sicuramente ambito da chi vuole fare investimenti alberghieri, turistici e di flotte navali. La scelta politica ora è determinante: qui sono nate tutte le principali società sportive di Como, Vogliamo mantenere questo pregio o vogliamo regalarlo? Noi difenderemo le nostre realtà“.