A novembre denunciati tre marocchini ubriachi, tra i quali era scoppiata una lite sfociata poi in un’aggressione. L’8 gennaio un 50enne era stato accoltellato al viso da un ragazzo di 27 anni. Soltanto il giorno dopo, denunciato un 24enne egiziano, che si era già reso protagonista di violenti liti e ferimenti avvenuti anche con l’uso di un coltello. In ultimo, a fine gennaio, arrestato dalla polizia un 36enne che aveva preso a sassate la porta della mensa del povero.
Sono solo alcuni degli episodi che avvengono sempre più spesso proprio qui in via Don Luigi Guanella, dove i residenti si sentono sempre più insicuri e hanno sempre più paura. In molti chiedono più controlli per garantire la serenità di chi abita in questa zona residenziale.
Proprio in via Don Guanella, ogni giorno tanti bisognosi fanno affidamento al preziosissimo lavoro svolto – non senza difficoltà e sacrifici – dai volontari di Casa Nazareth. Dal 2021, la mensa del povero è diventata un servizio indispensabile in città per offrire un pasto caldo a chi non ce l’ha, a pranzo e a cena, 365 giorni all’anno.
Tutta la zona, però, denunciano i residenti, è sempre più frequentata da malintenzionati, che sono causa di insicurezza e paura. E provocano non pochi problemi anche ai volontari della mensa del povero, che ogni giorno offrono il proprio contributo alle persone più bisognose.
Le testimonianze dei residenti
Gli abitanti del quartiere hanno paura ad apparire in video, perché temono ripercussioni da chi – in evidente stato di alterazione – si addentra di giorno e di sera nelle vie della zona. “La situazione è ormai al limite del fuori controllo”, ci racconta una residente. “Io stessa ho paura di girare da sola a qualsiasi ora del giorno”. “Più volte – ci racconta – mi sono trovata davanti persone in atteggiamenti che offendono pudore, decoro e senso civico”. Da ultimo, ma non per importanza, l’abbandono dei rifiuti, “che – ha aggiunto – crea disordine e problemi di igiene”. “Più volte – ha concluso – sono stata pesantemente apostrofata” dai malintenzionati che si aggirano nel quartiere e “ho avuto molta paura”. Infine, l’appello al sindaco di Como, affinché intervenga “al più presto per risolvere questa situazione”.
Molti residenti, ci raccontato a telecamere spente, assistono a scene alquanto sgradevoli, con persone che urinano in queste strade centralissime, come in via Tommaso Grossi e Simone da Locarno. C’è chi non esce senza lo spray al peperoncino in borsa, chi più volte è stato aggredito verbalmente e chi addirittura ci mostra foto di auto e citofoni con evidenti macchie di sangue.
Intanto, preso atto dei recenti avvenimenti di cronaca che hanno coinvolto Casa Nazareth, la Caritas diocesana di Como – tra gli enti gestori della mensa di solidarietà – nei giorni scorsi ha chiesto e ottenuto un incontro con la Prefettura e le forze dell’ordine per parlare della situazione. “Durante l’incontro – fanno sapere dalla Caritas – è stata assicurata massima attenzione e collaborazione per prevenire altri simili episodi”. “Ci teniamo a ricordare – concludono – che operatori, volontari e ospiti della mensa sono i primi a subire questi comportamenti da censurare e prevenire”.
Se la carità è su base volontaria, l’accoglienza, quando impatta sulla collettività, ha, necessariamente, dei limiti. Non rispettare questa regola di buon senso è controproducente e deleteria sia per chi accoglie che per chi è accolto. L’accoglienza non può avere un fondamento ideologico, ma pragmatico: Si fa ciò che si può, altrimenti, poi, tutti stanno male! Non è solo una questione fisica, ovvero di spazio, ma anche di risorse, che determinano una capacità limite di accogliere. A qualcuno potrà non piacere, ma è così. In ogni caso, dottrina cristiana a parte, chi non penserebbe prima ai suoi cari? Certo, la compassione! ma chi non proverebbe un senso di colpa se trascurasse o sacrificasse un proprio caro, mosso da compassione per un’estraneo? Si dirà, allora, che io sia un cattivo cristiano, ma, di certo, non sarò mai un perfetto ipocrita!! come lo sono coloro i quali seguendo un’ideologia laica o religiosa (nella migliore delle ipotesi) decidono di accogliere incondizionatamente, per, poi, scaricare le inevitabili conseguenze sugli altri, dato che qualcuno, comunque, si deve sacrificare! Non loro, Però!!! La storia, d’altro canto, ci insegna che la migrazione dei popoli ha sempre generato problemi e conflitti, per il semplice fatto che l’essere umano non esprime solo bisogni fisiologici, ma anche spirituali, ed è portatore di un proprio bagaglio culturale spesso differente se non in contrasto con quello delle popolazioni che lo devono accogliere. Le incompatibilità, conseguentemente, possono sfociare in aperti conflitti. Il non riconoscere questo dato di fatto è, quantomeno, autolesionistico da parte di chi vuole a tutti i costi accogliere. Qualcuno sostiene che, comunque, è sempre possibile una convivenza pacifica; ma sarà sempre una convivenza da separati in casa. La peggiore delle ipotesi si ha quando l’accoglienza è, in realtà, mossa da logiche occulte di sfruttamento. In questo caso l’individuo non potrà che provare rancore per chi, falsamente, lo ospita. In conclusione, quindi, sarebbe meglio che ciascuno stesse a casa sua, se non vi sono reali prospettive di accoglienza altrove.