Il Consiglio di Stato ha respinto gli appelli promossi dal Comune di Cantù contro l’Associaizone Assalam nel braccio di ferro infinito sulla moschea di via Milano. Dopo l’udienza nel merito del 13 marzo scorso, oggi sono state depositate le sentenze. Il Comune dovrà anche pagare le spese legali per 7mila euro.
Il braccio di ferro
La battaglia prosegue da oltre dieci anni. Il Tar, accogliendo il ricorso degli islamici, aveva imposto al Comune di autorizzare di fatto l’apertura del luogo di culto, decisione contro la quale l’amministrazione ha presentato ricorso. “La sentenza del Consiglio di Stato di fatto conferma quella di primo grado del tribunale amministrativo – commenta Vincenzo Latorraca, legale di Assalam con la collega Michela Luraghi – Il Comune ora ha 30 giorni di tempo per verificare la questione dei parcheggi. Se non ci sarà una risposta interverrà un commissario, come già sancito anche dal Tar”.
La Lega
“Rispetto ma non condivido assolutamente la decisione del Consiglio di Stato che ha confermato la sentenza di primo grado a favore di una moschea a Cantù – commenta il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni – Ci siamo opposti giuridicamente e politicamente continueremo a farlo con convinzione, senza alcun passo indietro”. “Sono preoccupato – aggiunge – per le possibili conseguenze e ricadute sul piano della sicurezza e dell’ordine pubblico che porterò in valutazione nei prossimi giorni, sentendo le autorità provinciali e nazionali di pubblica sicurezza. Rimango fermamente convinto di un principio: il diritto al culto non determina automaticamente il dovere, in capo agli enti locali, al luogo di culto”.