Schermaglie tra accusa e difese e nuovo rinvio al 2 luglio prossimo. Udienza breve oggi in tribunale a Como nel processo per il sequestro e l’omicidio, nel 1975 di Cristina Mazzotti, rapita a 18 anni sulla strada per Eupilio e morta durante la prigionia. I tempi per la sentenza si annunciano lunghi e bisognerà attendere probabilmente il prossimo anno.
L’udienza di oggi
La Corte d’Assise di Como sarà chiamata a pronunciarsi su tre imputati, Giuseppe Calabrò, Antonio Talia e Demetrio Latella. Tutti sono accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione e omicidio, in concorso, aggravato dalla crudeltà, dai motivi abbietti, dalla minorata difesa della vittima.
Oggi in aula in tribunale a Como, le difese degli imputati, con gli avvocati Maurizio Antoniazzi e Ermanno Gorpia, hanno mosso contestazioni sulla presentazione continua di documenti e atti, sui tempi stretti per poterli visionare e analizzare e sull’allungamento dei tempi del processo. “Qui si accerta la verità ed è un dovere della procura, non un vezzo, svolgere le attività d’indagine e mettere la corte nelle condizioni di arrivare ad accertare la verità”, ha sottolineato Cecilia Vassena, il pubblico ministero che rappresenta l’accusa.
Le prossime tappe
La prossima udienza è fissata per il 2 luglio e difficilmente la sentenza arriverà prima della fine dell’anno. Il presidente della Corte d’Assise Carlo Cecchetti ha sottolineato che ci vorrà tempo, dopo le conclusioni delle parti, per studiare la corposa mole di documenti del processo.
Onore ai familiari di Cristina Mazzotti, rispetto per la magistratura, ed infamia in eterno per chi commise il delitto.