(ANSA) – BARI, 14 GIU – L’omicidio del brigadiere 59enne Carlo Legrottaglie, nelle intenzioni di chi gli ha sparato e della persona che era con lui, è stato funzionale a evitare che i carabinieri, una volta catturati i due, scoprissero l’arsenale di armi nell’abitazione e nel locale commerciale (una ferramenta) riconducibili al 57enne Camillo Gianattasio, di cui oggi è stato convalidato l’arresto. È quanto sostengono gli inquirenti nell’ordinanza con cui si motivano le esigenze cautelari. Gli investigatori, dopo il conflitto a fuoco in cui è morto Michele Mastropietro ed è stato arrestato Giannattasio, hanno scoperto e sequestrato quattro pistole semiautomatiche, di cui alcune con matricola abrasa, due revolver, un fucile a canne mozze, numerose munizioni di vario calibro (tra cui calibro 9×21, calibro 38 special, calibro 12), silenziatori artigianali, targhe di veicoli, cappucci, passamontagna, guanti, diversi telefoni cellulari, strumenti e materiali per la manutenzione e modifica delle armi. Giannattasio era in fuga con il 59enne Michele Mastropietro la mattina di giovedì, nelle campagne di Francavilla Fontana, mentre il brigadiere Legrottaglie li inseguiva. Mastropietro decise di sparare al carabiniere uccidendolo. E con Giannattasio fuggì nelle campagne di Grottaglie dove la polizia è riuscita a trovarli: Giannattasio si è fermato all’alt consegnandosi; Mastropietro, invece, ha sparato contro gli agenti nonostante l’invito di uno di loro ad abbandonare l’arma che impugnava, la stessa che aveva ucciso Legrottaglie, e ad arrendersi. Mastropietro – secondo la ricostruzione degli inquirenti, ha poi cercato di fuggire a ha continuato a minacciare con l’arma la polizia, tentando di ricaricarla dopo che aveva finito le munizioni. Intanto un poliziotto che lo inseguiva ha fatto fuoco. Mentre cercavano di catturarlo, inoltre, gli agenti e Mastropietro si sono trovati anche davanti ad alcuni operai nei pressi di un tendone ai quali la polizia ha fatto scudo con l’auto. Per la morte del 59enne ora due agenti sono indagati, come atto dovuto, con l’accusa di omicidio colposo legato all’eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi. (ANSA).