Una convivenza che sta diventando difficile. Almeno stando a quanto raccontano i residenti che parlano di una situazione peggiorata nel tempo. Le segnalazioni arrivano da via Giovio, pieno centro storico di Como, strada sulla quale affaccia il Centro diurno della Caritas che accoglie fino a 40 persone al giorno in estate e arriva anche a 60/70 in inverno. Senzatetto, ma non solo, che trovano uno spazio riparato, aiuti concreti nella ricerca di lavoro, supporto per la compilazione di documenti, ma anche colazione, merenda, servizi igienici.
Il rovescio della medaglia è che non mancano situazioni bordeline che spesso si concretizzano in strada all’esterno della struttura: diverbi accesi che talvolta degenerano in rissa, c’è chi alza il gomito, urla e poi si sdraia davanti all’ingresso dei palazzi, c’è chi passa il tempo seduto a terra davanti ai portoni e chi scambia la via per un bagno pubblico.
Parla di situazione esasperata Vincenzo Falanga, residente della zona, a nome anche dei suoi vicini. “La solidarietà e l’aiuto sono al primo posto per tutti – chiarisce subito – ma siamo stufi, un mese fa è stato trovato un uomo con un coltello, non mancano gli interventi delle forze dell’ordine ma qui abitano famiglie con bambini e anziani. A volte – aggiunge – non riusciamo neppure a entrare in casa perché c’è chi staziona davanti ai cancelli. Chiediamo – conclude Falanga – più rispetto e sicurezza per vivere in maniera decorosa e senza timore”. La risposta arriva dal coordinatore del centro diurno della Caritas di Como, Alessio Cantaluppi. “Comprendo che per i residenti ci possano essere dei disagi e delle difficoltà – ammette – purtroppo è l’unica struttura di questo tipo sul territorio e in alcuni momenti si crea una maggiore concentrazione di persone e non mancano dei momenti di tensione. Noi cerchiamo di gestire anche quanto avviene all’esterno, tenendo pulito e frenando gli eccessi. Siamo sempre disponibili – conclude – ad ascoltare e a confrontarci con chi vive nelle vicinanze e trovare delle soluzioni insieme”.
Quello che stiamo assistendo e subendo in questo tempo sciagurato, è la dissacrazione di quello che fu il sacro suolo italiano, per il quale i nostri antenati hanno lottato e si sono sacrificati. I valori e gli ideali che pervasero le nostre genti sono svaniti. Altri valori, o meglio, “disvalori” stanno alimentando le nuove generazioni, sovraesposte come non mai a influssi tutt’altro che edificanti. Spalancare le porte di casa, come stiamo facendo, ci costerà un prezzo altissimo, e, forse, alla lunga, risulterà fatale alla Nazione. Il “vivaio” è sempre più assottigliato e chi può scappa. Quando avremo perso la nostra identità ed il ricordo di come eravamo sarà finita. Qualcuno, sghignazzando,
dirà: c’era una volta l’Italia e gli italiani; oggi son tutti nord africani o giù di lì. “Viva l’Italia”!! (caro De Gregori).