(ANSA) – TRIESTE, 19 LUG – "Urlo, poiché capisco, solo ora, che non vi rendete conto che io, come tanti altri, non riesco più nemmeno a stare seduta, avendo bisogno di carrozzine basculanti fatte su misura", e poi per le giuste ferie delle badanti temporaneamente sostituite da un amico "con fatica mi assiste e mi porge il bicchiere con la cannuccia per farmi bere", e per complesse e tante esigenze corporali impossibili da espletare da sola. E’ il lungo articolo di Martina Oppelli, la donna triestina che da tempo chiede di poter ottenere il suicidio assistito, pubblicato oggi dal quotidiano Il Piccolo, scritto con i comandi vocali e firmato "Un’Incurabile (che fu Martina Oppelli)". L’intervento è la risposta a una lettera dal titolo "Martina, cammina con noi", pubblicata dallo stesso giornale che Martina si è fatta leggere ("purtroppo i danni ai nervi ottici dovuti alla sclerosi sono sempre più pesanti") in cui veniva invitata a partecipare a un pellegrinaggio a Medjugorje. Un invito che, dopo le esperienze di tre viaggi a Lourdes e l’aggravarsi delle sue condizioni, sarebbe un vero calvario di sofferenze: "Gli spasmi, simili a scosse elettriche, irrigidivano il corpo tanto da far paura ai normali, ai pellegrini sani o quasi", ricorda di uno di quei viaggi. "Ormai anche raggiungere l’ospedale di Cattinara è una tortura, nelle vetture tutti i dolori vengono shakerati in un unico, immenso dolore univoco", sottolinea Martina. Che ringrazia il Comune di Trieste e la Regione Fvg per il "livello assistenziale elevato, ho sempre ribadito che ho avuto la possibilità di vivere dignitosamente anche grazie ai sussidi pubblici". "Urlo, perché nessuno di voi, tranne l’Associazione Coscioni, si batte affinché le compagnie aeree si dotino nei propri velivoli di posti riservati ai disabili rimanendo comodamente seduti sulla propria carrozzina senza dover essere tortuosamente spostati su sedili scomodi", continua ancora Martina, "bloccata in questa città senza lavoro e senza possibilità di guarigione". A Martina Oppelli è stato più volte rifiutato il suicidio assistito dalle autorità sanitarie. Proprio ieri nella confinante Slovenia è stata invece approvata una legge che autorizza questa pratica. (ANSA).