Lavoravano e vivevano a Erba negli stessi angusti spazi assieme ai loro figli, anche neonati. I biberon accanto agli scatoloni, i materassi a terra a pochi passi dalle macchine da cucire. A svelare la drammatica situazione è stata un’operazione congiunta della guardia di finanza e della polizia locale che ha portato alla scoperta di una piccola fabbrica – laboratorio gestita da una donna di nazionalità cinese, in cui venivano confezionati capi d’abbigliamento. Uno stabilimento che, da quanto è emerso, era privo delle basilari norme igienico-sanitarie.
In particolare nello stabile, adibito anche a dormitorio, sono stati scoperti in una situazione di assoluto degrado, adagiati su materassi appoggiati direttamente sul pavimento, due donne, due neonati e due adolescenti.
Dopo il sopralluogo effettuato dall’ATS Insubria, il sindaco di Erba, Mauro Caprani, ha emesso un’ordinanza urgente per sgombero e ripristino della destinazione d’uso dei locali.
Il successivo controllo dei finanzieri della compagnia di Erba, ha rivelato che la nuova ditta aveva ereditato mezzi, clienti e fornitori da una precedente azienda che operava all’interno dello stesso stabile, configurando un finto passaggio per evitare il pagamento delle imposte e beneficiare delle agevolazioni previste per le nuove attività.






L’attuale titolare, infatti, è risultata essere ex dipendente della precedente gestione, riconducibile sempre a cittadini cinesi, che è stata resa non operativa per evitare il pagamento di ingenti debiti fiscali scaturiti da una precedente ispezione della Finanza di Erba, per oltre 400.000 euro.
Secondo quanto ricostruito questo modus operandi rientra in uno schema consolidato secondo il quale, una volta raggiunti gli obiettivi prefissati, l’attività viene chiusa e riaperta con un nuovo prestanome, in un ciclo continuo di “apri e chiudi” per rendere difficile l’individuazione dei reali responsabili e raggirare gli obblighi fiscali e contributivi.