Opposizioni di Palazzo Cernezzi all’attacco dopo la presentazione del piano dedicato alle scuole cittadine, tra chiusure e accorpamenti.
“La motivazione ufficiale è sempre la solita: diminuzione del numero degli studenti e aumento dei costi di mantenimento degli edifici – dice una nota del PD di Como, che si sofferma soprattutto sull’annunciata chiusura della scuola Corridoni di via Sinigaglia – Ci opponiamo con forza a questo modo di procedere che non tiene in alcun conto le esigenze delle famiglie e che dimostra come questo Comune sia in balia degli eventi e non faccia nulla per governarli”.
“L’aspetto economico – prosegue la nota – non può essere l’unico tenuto in considerazione da un amministratore pubblico che non è un amministratore delegato di un’azienda che deve fare profitti, ma un ente che eroga servizi pubblici. Si deve allora fare un giusto bilanciamento non solo di tutti gli interessi in gioco, ma soprattutto dei bisogni dei cittadini ai quali si deve dare una risposta”.
Critiche anche da Fratelli d’Italia attraverso i segretari provinciale e cittadino, Stefano Molinari e Alessandro Nardone. “La chiusura della scuola di via Sinigaglia è un atto di accanimento contro un presidio educativo e sociale che da decenni rappresenta il cuore pulsante del quartiere. Non troviamo altre parole per definire una scelta miope, insensibile e profondamente ingiusta. L’ipotesi di sostituire una scuola – luogo di formazione e comunità – con un autosilo non è solo un errore: sarebbe uno scandalo. Vorrebbe dire preferire il cemento all’educazione, il business alla costruzione del futuro. Un annuncio che arriva, peraltro, all’indomani del chiarissimo richiamo del Cardinale Cantoni, al quale il sindaco ha risposto con il suo stile ormai tristemente noto a tutti i comaschi”.
Interviene anche Vincenzo Falanga, dell’associazione Nova Como, che si è tra l’altro battuta per ottenere la riapertura della primaria sauro di via Perti. “Sempre a vantaggio delle famiglie e di chi vive la città, queste scelte sono solo penalizzanti e senza prospettiva per il futuro. Basta con la scusa dell’“inverno demografico”: non è un alibi sostenibile né una giustificazione seria. Chiudere una scuola non significa “adeguarsi ai numeri”, significa rinunciare a presidii di comunità, togliere punti di riferimento alle famiglie, desertificare i quartieri”.
“Se i bambini sono meno, la risposta non può essere tagliare ma rafforzare: classi a numero ridotto, tempo pieno di qualità, servizi integrati, investimenti che rendano Como attrattiva per chi vuole crescere una famiglia. Il nostro Comune dovrebbe lavorare per invertire la tendenza, non per subirla passivamente. Un’amministrazione che spegne una scuola spegne anche un pezzo di futuro della città. Penso che questa Amministrazione invece continui a presentare piani di riorganizzazione senza una visione per le famiglie”.
Contro la decisione del sindaco anche Elisabetta Patelli, presidente onoraria dei Verdi Lombardia. “Le ombre che da tempo aleggiavano sulla scuola di via Corridoni stanno per diradarsi, ma non per lasciare spazio a nuova luce. Si profila, infatti, un possibile destino amaro: la sostituzione di un luogo simbolo della formazione e della crescita di generazioni di comaschi con un enorme autosilo, “regalato” alle logiche del calcio-business. Il progetto del nuovo stadio, ad oggi, non ha presentato alcun piano viabilistico credibile. E così, il rischio concreto è che l’area della storica scuola venga sacrificata per far posto a un parcheggio multipiano. Residenti e cittadini, se vorranno parcheggiare, saranno costretti a farlo alle condizioni economiche che il Calcio Como deciderà di imporre. Un paradosso che trasformerebbe un bene comune, nato per la cultura e l’educazione, in un’infrastruttura privata funzionale a interessi di pochi.
Di fronte a questa prospettiva, chiediamo trasparenza e chiarezza all’Amministrazione”