La vittima, Cristina Mazzotti, una ragazza di 18 anni rapita e uccisa nel pieno della vita. E le altre vittime, che mezzo secolo dopo ancora convivono con un dolore senza fine. “Una famiglia distrutta”, ripetono nell’aula della Corte d’Assise di Como gli avvocati Fabio Repici e Ettore Zanoni, che rappresentano le parti civili nel processo a tre imputati accusati del sequestro e dell’omicidio della giovane Cristina, nell’estate del 1975.
Nel processo si sono costituiti partici civili Vittorio e Marina, fratello e sorella di Cristina, che rappresentano idealmente anche gli altri familiari della 18enne. I nipoti, che hanno seguito numerose udienze, ma anche chi non c’è più, il papà di Cristina, ucciso dal dolore poco dopo la morte della figlia e la mamma, che per tutta la vita ha sopportato senza farlo pesare uno strazio inimmaginabile.
“E’ importante che la vittima non scompaia”, aveva detto nella precedente udienza il pubblico ministero Cecilia Vassena aprendo una lunga requisitoria terminata con la richiesta dell’ergastolo per i tre imputati. Un concetto emerso con forza anche nell’udienza di oggi, dedicata solo alle parti civili, con gli avvocati Repici e Zanoni che si sono alternati nel ripercorre la vicenda per unirsi alla richiesta dell’accusa.
Nessun dubbio, per i legali della famiglia Mazzotti, sulla partecipazione al sequestro e all’omicidio dei tre imputati, Antonio Talia, Demetrio Latella e Giuseppe Calabrò. L’avvocato Repici ha ricordato quello che ha definito “il racconto spregevole” di Latella, l’unico dei tre imputati ad avere ammesso la partecipazione al sequestro. “Ha detto che quella sera era in un bar e che non aveva nulla da fare, quando gli hanno chiesto di andare a fare una cosa banale, un lavoro da 20 minuti”. “Così ha parlato del sequestro di una 18enne – ha detto il legale della famiglia Mazzotti – Con un’immoralità senza pari ha anche aggiunto che la morte di Cristina poi gli ha provocato un grande turbamento e gli ha rovinato la vita, portandolo a commettere gravi crimini”. Repici ha ricordato anche che Latella ha ricevuto un compenso di 20 milioni delle vecchie lire. “Cita questa somma come se si trattasse di una cifra di poco conto, per evidenziare che il suo ruolo sarebbe stato minimo – ha detto Repici – Ma vorrei evidenziare che è l’equivalente oggi di circa 128mila euro. Significa più di mille euro al minuto per il suo lavoro criminale”.
Nella prossima udienza la parola passerà alle difese. A sorpresa, ha annunciato la presenza proprio Demetrio Latella, che dovrebbe rilasciare dichiarazioni spontanee. Poi il processo si avvierà verso la chiusura.