“Chi muore con Gesù, come Gesù, salendo al Cielo lascia cadere doni suoi, doni di Gesù che raggiungono chi rimane in modo molto personale. Sono segni di vita che abbiamo ricevuto da don Roberto, anche con la sua morte e la sua salita al Cielo. Cogliamo questi doni”. Comincia così, con le parole di don Alberto Erba, padre spirituale del Seminario di Como, il momento di preghiera dedicato a don Roberto Malgesini, a cinque anni dalla sua morte, avvenuta il 15 settembre 2020.

Gli appuntamenti per il quinto anniversario della morte di don Roberto Malgesini
Cinque anni senza don Roberto, il prete degli ultimi, ucciso a coltellate da uno dei poveri che lui stesso aiutava, mentre preparava le colazioni da distribuire ai senzatetto della città. Un anno dopo era stata intitolata a lui l’area davanti alla chiesa di San Rocco, dove don Roberto venne ucciso, e proprio lì anche oggi – come ogni anno – i fedeli si sono ritrovati per ricordarlo e rendergli omaggio.
Davanti alla sua lapide i fiori e qualche cero acceso. La città ha ricordato il sacerdote già questa mattina, alle 7.15, nell’ora dell’aggressione, con una preghiera silenziosa alla croce in largo Malgesini. Alle 7.30 la preghiera comunitaria, nella chiesa di San Rocco, seguita alle 8 dalla colazione insieme. In serata la Santa Messa presieduta dal vescovo di Como, il cardinale Oscar Cantoni, e la processione da san Rocco a san Bartolomeo.
Le celebrazioni in ricordo di don Roberto sono iniziate già nel weekend, alla vigilia del quinto anniversario della sua morte. Domenica pomeriggio l’incontro a San Bartolomeo, seguito da un torneo di calcio, un buffet aperto a tutti e, in serata, l’elevazione musicale con il Coro Aldeia.
Il ricordo di don Enzo Ravelli
“Da cinque anni, ogni 15 del mese, un gruppo di fedeli si ritrova per recitare il rosario in sua memoria. È un appuntamento semplice, ma che mostra come il suo ricordo non si sia affievolito”, ricorda don Enzo Ravelli.
“Don Roberto come eredità preziosa ci ha lasciato la sua attenzione sincera alle persone, tutte, senza distinzioni”, ha sottolineato ancora don Enzo. “Non si tratta di imitarlo – prosegue – ma di seguirne lo spirito: saper guardare ciascuno nella sua fragilità e unicità. Questo – conclude – è ciò che può ancora illuminarci oggi e guidarci nel cammino comunitario”.