(ANSA) – ROMA, 01 OTT – Si stima che dal 7 ottobre 2023 quasi 7 vittime su 10 a Gaza, sono donne, bambine e ragazze. Sarebbero oltre 38mila quelle che hanno perso la vita. E UnWomen calcola che più di 78mila sono rimaste ferite mentre 1 milione sono vittime di sfollamenti forzati. Molte di queste donne cercano rifugio in case abbandonate o cliniche distrutte, o sono costrette a dormire all’aperto, con il rischio di violenze, abusi, malattie e infezioni. I casi di violenza di genere sono in aumento: quasi il 40% degli episodi segnalati ha riguardato minorenni e, in un terzo dei casi, bambine sotto gli 11 anni. La denuncia arriva dall’organizzazione umanitaria Terre des Hommes Italia, che, in occasione della Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze, presenterà a Roma il Dossier indifesa 2025 "La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo", una fotografia delle principali crisi ed emergenze globali che colpiscono le minori. "A Gaza bambine e ragazze che stanno pagando un prezzo altissimo – afferma Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes Italia – Violenze sessuali, matrimoni forzati, privazioni estreme come l’accesso all’acqua, all’igiene e alle cure mediche. La loro dignità viene erosa giorno dopo giorno. I corpi di queste giovanissime sono diventati un altro campo di battaglia e l’impegno che abbiamo preso 14 anni fa con la campagna indifesa ci impone di denunciare e agire. Proteggerle è un dovere, non possiamo abbandonare la popolazione di Gaza, stiamo compromettendo la possibilità stessa di un domani diverso per l’intera regione". Secondo le Nazioni Unite a Gaza donne, bambine e ragazze rappresentano oltre il 67% delle vittime. Alla devastazione causata dai bombardamenti, agli sfollamenti forzati e al collasso dei servizi si aggiunge l’escalation della violenza di genere. Il dramma non si limita alla violenza diretta: secondo recenti rilevazioni, il 71% delle ragazze dichiara di subire crescenti pressioni a sposarsi prima dei 18 anni, come mezzo per aiutare la famiglia a far fronte alle spese. La scarsità d’acqua aggrava ulteriormente la condizioni: nove famiglie su dieci affrontano una vera emergenza idrica, che costringe, tra le altre cose, donne e ragazze a gestire le mestruazioni in condizioni di totale precarietà. A Gaza sarebbero necessari oltre dieci milioni di assorbenti ogni mese, ma meno di un quarto di questa quantità è effettivamente disponibile. Circa 700mila donne e ragazze in età fertile non dispongono nemmeno di acqua pulita, di sapone né della privacy necessaria a gestire il ciclo mestruale. Nei rifugi sovraffollati molte sono costrette a ricorrere a stracci o tessuti di fortuna senza poterli lavare adeguatamente, con conseguenze gravi: infezioni del tratto urinario, dolori cronici e complicazioni ginecologiche destinate a lasciare segni a lungo termine. (ANSA).