Vittorio Mottola, ex consigliere comunale di Como, evidenzia “inesattezze – a sua detta – da parte del sindaco Rapinese sulla gestione dei costi di recupero dei materiali accumulati nel lago” in seguito alla violenta ondata di maltempo del 22 settembre e dei giorni successivi.
Maltempo e lago sporco, le parole dell’ex consigliere Mottola
Lo scorso primo ottobre, in consiglio comunale, il primo cittadino comasco, ricorda Mottola, “ha affermato che l’Amministrazione comunale non sarebbe in grado di sostenere i costi di recupero”. “Non è accettabile che un Sindaco ignori — o scelga di ignorare — le normative che regolano la gestione delle risorse del nostro lago”, commenta ancora l’ex consigliere.
“Continuare a rilasciare dichiarazioni non conformi al quadro normativo vigente – continua – rischia non solo di generare confusione tra i cittadini, ma anche di compromettere una gestione efficace e trasparente del nostro patrimonio ambientale. È importante chiarire le competenze relative alla gestione dei materiali accumulati nel lago e al recupero dei costi connessi alla loro rimozione”.
Poi un resoconto normativo che, secondo l’ex consigliere comunale, motiverebbe la responsabilità di Palazzo Cernezzi nella gestione dei materiali accumulato nel lago. “Con la legge regionale 26/2003, le funzioni in materia di salvaguardia degli ambienti lacustri venivano attribuite alle Province, che hanno continuato a operare tramite propri programmi, prevedendo l’intervento diretto dei natanti provinciali”, dichiara Vittorio Mottola, ricordando però il cambio di passo avvenuto con la legge 56/2014 “di riordino delle Province”, che – di fatto – avrebbe modificato l’approccio. “Il programma provinciale – spiega quindi l’ex consigliere – è stato rivisto prevedendo la stipula di convenzioni con i Comuni e con l’Autorità di bacino, attraverso la cessione in comodato gratuito delle attrezzature necessarie (come i battelli spazzini), ma senza più un intervento diretto della Provincia. Di conseguenza, la struttura operativa provinciale è stata gradualmente smantellata”.
“Dal 2016 al 2022, sono state sottoscritte convenzioni tra la Provincia e il Comune di Como, che prevedevano la cessione in comodato gratuito di un battello spazzino per la pulizia delle acque demaniali di competenza comunale”, ricorda ancora Mottola. “L’ultima convenzione – aggiunge – è stata aggiornata con delibera del consiglio provinciale – nel 2024 – senza alcun onere economico per la Provincia”.
Ma, sostiene, “con l’entrata in vigore della legge 60/2022 e sulla base della normativa regionale, le competenze in materia sono oggi ancora più chiare: la responsabilità per la rimozione dei materiali galleggianti è esclusivamente comunale, salvo che non vi siano accordi con l’Autorità di bacino, accordi ai quali – precisa Mottola – il Comune di Como non ha aderito”.
In particolare, spiega ancora l’ex consigliere comasco, Palazzo Cernezzi incasserebbe “l’intero introito dei natanti che approdano sul bacino di Como”. L’incasso, tuttavia, non verrebbe “condiviso con l’Autorità di bacino”. Per questo motivo, sostiene Mottola, il sindaco “non può pretendere di avere rimborsi: in altre parole, non è possibile ottenere benefici senza assumersi le relative responsabilità”.
L’intervento in caso di emergenza
Arera, vale la pena precisarlo, ha approvato il meccanismo di perequazione, che – ricorda Mottola – “permette ai Comuni di ottenere il rimborso delle spese sostenute per le attività di rimozione e smaltimento dei rifiuti raccolti nelle acque”.
Regione Lombardia, inoltre, “interviene soltanto in presenza di eventi eccezionali, come le recenti alluvioni di settembre, che hanno portato alla dichiarazione dello stato di calamità”.
“Al di fuori di tali emergenze – ribadisce l’ex consigliere Vittorio Mottola – la gestione ordinaria compete al Comune”. Poi un’altra stoccata rivolta direttamente all’amministrazione Rapinese: “Nonostante la disponibilità della Provincia a rinnovare la convenzione, il Comune di Como ha rifiutato tale proposta, chiedendo invece un rimborso delle spese sostenute. Questo ha determinato una situazione di stallo che, di fatto, ha bloccato l’attivazione di un piano condiviso per la pulizia del lago. È fondamentale che il Comune di Como prenda atto delle modifiche normative intervenute e smetta di attribuire ad altri Enti responsabilità che, oggi, ricadono chiaramente sulla sua amministrazione”.