Il sindaco di Como, Alessandro Rapinese, in consiglio comunale va al contrattacco su quelle che ha definito in una precedente seduta “aule del cucù”, cioè spazi scolastici utilizzati per diverse attività tra cui – si è capito in un secondo momento dalle osservazioni arrivate da più parti (insegnanti di sostegno comprese) – quelle per gli alunni con disabilità. Sollecitato sul tema da un intervento della consigliera della Lega, Elena Negretti, il primo cittadino ha colto l’occasione per chiarire la sua posizione ma lo ha fatto a modo suo. “Effettivamente io devo chiedere scusa – ha detto – per voi, perchè siete patetici. Non ho mai parlato dei disabili, l’unica cosa che potete fare è cercare di mistificare la realtà. Mi riferivo alle stanze per gli scacchi e per il disegno. Aule che sono assolutamente inutili e che sono state occupate in alcuni istituti scolastici”.
Le repliche
Oltre alla replica in aula della consigliera, ed ex assessore, Negretti, che poco dopo ha citato anche la lettera diffusa nei giorni scorsi dall’associazione Ledha che si occupa di persone con disabilità nella quale le parole di Rapinese erano state definite superficiali e irrispettose, intervengono anche le famiglie che sul tema tornano a chiedere certezze al Comune. Il punto di partenza resta il piano di razionalizzazione delle scuole con le annunciate chiusure per il prossimo anno scolastico e lo stop delle attività nell’Infanzia di via Salita Cappuccini, nelle primarie di Ponte Chiasso e di via Sinigaglia in città. “Dopo aver definito ‘patetici’ i consiglieri di minoranza e le aule dei laboratori ‘inutili’ pur con la precisazione che tale giudizio non si riferisce agli spazi per disabili”, si legge, i genitori domandano se negli istituti oggetto di accorpamenti ci saranno le aule per i bisogni speciali, quelle di musica e di informatica, quelle di arte, di scienze o per i progetti educativi degli istituti oltre agli spazi per chi non frequenta religione. “Da oltre un mese abbiamo scritto a tutti i consiglieri e non abbiamo mai ricevuto risposte. Molti di questi laboratori sono stati finanziati con fondi pubblici. Servono – concludono – risposte chiare”.