(ANSA) – PALAU, 20 OTT – Un tassello alla volta: gli investigatori che indagano sulla morte di Cinzia Pinna, la 33enne di Castelsardo uccisa con tre colpi di pistola al volto la notte tra l’11 e il 12 settembre scorsi dall’imprenditore 41enne di Arzachena, Emanuele Ragnedda, all’interno della sua tenuta ConcaEntosa tra Palau e Arzachena, continuano a cercare prove che possano chiarire la dinamica del femminicidio. Quanto raccontato dal reo confesso non coinciderebbe con ciò che i carabinieri hanno ritrovato nel casolare della tenuta e nel luogo, vicino ad un albero nella vasta tenuta, in cui era stato nascosto il corpo della donna per dodici giorni prima di essere fatto ritrovare dallo stesso Ragnedda, dopo la sua confessione avvenuta nel pomeriggio del 24 settembre nella caserma dei carabinieri di Palau. Per questa mattina alle 11 è previsto un nuovo sopralluogo dei militari del Ris di Cagliari nel casolare. Con gli specialisti dell’Arma ci sarà anche il medico legale Salvatore Lorenzoni che, incaricato dalla Procura di Tempio Pausania, ha già eseguito l’autopsia sul corpo di Cinzia Pinna. Insieme a lui effettuerà nuovi rilievi l’entomologa Valentina Bugelli. Ciò che resta ancora da chiarire è l’effettiva posizione del corpo della donna al momento dell’omicidio. L’esame autoptico ha solo in parte confermato quanto ammesso da Ragnedda, ossia i tre colpi d’arma da fuoco sparati, ma restano alcuni punti da chiarire. Ragnedda, pur non parlando di una vera e propria legittima difesa, ha raccontato di essere stato aggredito con un coltello e di essersi sentito minacciato dalla donna quella sera. (ANSA).