Rotonda dell’Alambicco. Riaprire il dibattito è doveroso. Ormai da tempo in molti si chiedono perché una città come Como debba avere come biglietto da visita una sorta di scheletro di ferro pubblicitario. Un territorio conosciuto nel mondo, ma non certamente per la sua birra.
Da anni, rispetto all’alambicco, si registrano commenti negativi, proposte differenti, ipotesi di fare qualcosa di differente, riflessioni sul progetto e anche qualche apprezzamento, ci mancherebbe, per l’aiuola. Le idee non sono mancate, a partire da quelle a tributi a personaggi come Alessandro Volta, inventore della pila e scopritore del gas metano, Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane. E tanti altri se potrebbero aggiungere.
I tempi sono cambiati. All’inizio l’installazione era stata anche vista con simpatia e apprezzata, per la sua particolarità, anche se non erano mancare le critiche fin dall’inizio. Ma l’attuale vocazione turistica del territorio e la crescita della visibilità del lago a livello internazionale portano a quella che può essere la legittima richiesta di fare qualcosa di differente.
Una istanza sempre più pressante per quello che è il biglietto da visita di una città, ma che non rappresenta né la storia, né i personaggi, né le caratteristiche del territorio.
Un segnale che qualcosa possa cambiare c’è stato. Per anni i cosiddetti “caramelloni” di Ico Parisi sono stati esposti, arrugginiti e decrepiti, e utilizzati come cestini della spazzatura. L’insistenza rispetto al “fate qualcosa” ha avuto successo. Un caramellone in piazza San Rocco rappresenta “Como città Creativa Unesco”, l’altro, allo stadio, dipinto di blu royal, accoglie i tifosi ed è diventato, per utilizzare un termine in voga in questi tempi, instagrammabile. Un punto in cui gli appassionati si scattano una foto ricordo.
Certo, la rotonda dell’alambicco non è un luogo dove fermarsi a fare foto; anzi, meglio evitare, visto che l’attraversamento può anche essere pericoloso.
Ma, al di là di un discorso social, è legittimo chiedere che una città simbolo di bellezza e per questo riconosciuta in tutto il mondo, possa accogliere i suoi ospiti con un simbolo del suo fascino. Su questo fronte, anche se ai più la cosa potrebbe sembrare una inutile battaglia, bisogna insistere.
La crescita di una città e di un territorio passano anche da queste piccoli-grandi cose.





