(ANSA) – MILANO, 28 OTT – Quanto accaduto a Emanuele Fiano, a cui ieri è stato impedito di parlare a un convegno a Ca’ Foscari sulle ‘Voci per la pace’, "è una vergogna" secondo Luciano Belli Paci, figlio della senatrice a vita Liliana Segre che come l’ex deputato dem fa parte di Sinistra per Israele. "Quello che è accaduto a Fiano deve far capire che è il momento di dare segnali per limitare questa intolleranza: c’è stata troppa tolleranza verso gli intolleranti". "E’ una vergogna – ha detto all’ANSA – come è una vergogna il fatto che ogni iniziativa che svolgiamo come Sinistra per Israele la facciamo blindati con uno schieramento di forze dell’ordine almeno da due anni". Belli Paci parla di un "clima e spirito della guerra" da "arruolamento anche quando la guerra si è fermata, almeno al momento e speriamo a lungo". "La mia famiglia è esposta e a mia madre è molto chiara la percezione di questo clima pesante". "Le bandiere della pace sono sparite dalle manifestazioni" e anche nei video di chi ha fermato Fiano "si sente una ragazza che lancia frasi come ‘la pace è genocidio". "Io e Fiano, che siamo nell’esecutivo di Sinistra per Israele 2 popoli 2 Stati, ci siamo sempre battuti per il dialogo, per il reciproco riconoscimento. Queste una volta erano battaglie condivise, ci si parlava, anche se su posizioni diverse. Ora è molto difficile" ha aggiunto "preoccupato". "Da diversi mesi avevamo chiesto ai partiti della sinistra, visto il clima che stava peggiorando, di prendere una posizione per arginare le degenerazioni. Alcune cose si sarebbero potute fare visti episodi come i cartelli contro gli ebrei fuori dai negozi", i "gruppi di facinorosi ad assediare i senati accademici" per interrompere i rapporti con le università israeliane o le minacce della fine dei gemellaggi, fra cui quello fra Milano e Tel Aviv "era un fatto di civiltà" ha sottolineato, una distinzione fra il governo di Israele e la sua popolazione. Bisogna "far ragionare la gente" e anche per questo Belli Paci lancia una proposta: "il 4 novembre saranno trent’anni dall’assassinio di Yitzhak Rabin e le forze di sinistra, non disponibili alla demonizzazione di Israele, potrebbero cogliere l’occasione di celebrare la sua figura: questo renderebbe chiaro (ANSA).






