Il tribunale di Como interviene nuovamente a favore del Comune nell’infinito braccio di ferro con l’Associazione Carducci. Un’ordinanza pubblicata nelle scorse ore accoglie il reclamo del sindaco Alessandro Rapinese e conferma di fatto lo sgombero della sede di viale Cavallotti. Immediato l’intervento di Palazzo Cernezzi. Nonostante l’assenza del primo cittadino, in viaggio per motivi istituzionali, gli agenti della polizia locale sono già entrati in azione per posizionare nuovi lucchetti e procedere con lo sfratto dell’ente culturale dai locali.
L’ennesima ordinanza del tribunale, prima sezione civile, è firmata dalla presidente Paola Parlati. Il documento accoglie un nuovo reclamo del Comune contro l’ultima decisione del giudice Agostino Abate, che l’8 settembre scorso aveva ribadito il “no” allo sfratto dell’associazione, prima decretato ed eseguito e poi bloccato.
Una lunghissima serie di atti giudiziari che prosegue nonostante, come evidenziato dai giudici nell’ultima ordinanza, “questo collegio, chiamato a pronunciarsi in precedenza, ha già avuto modo di osservare, e conferma in questa sede, il difetto di giurisdizione del giudice ordinario”. In estrema sintesi, per il tribunale le decisioni sarebbero di competenza del giudice amministrativo. “Anche in questo caso – rimarcano i giudici – l’iniziativa del Carducci appare promossa al solo scopo, non condivisibile, di contrastare gli atti materiali posti in essere dal Comune per dare esecuzione dell’ordinanza di sgombero”. E ancora: “Occorre ribadire la contraddittorietà del comportamento dell’Associazione, che continua a rivolgersi alla giurisdizione ordinaria, omettendo di chiedere i provvedimenti cautelari alla giurisdizione amministrativa”.
Prima di chiudere accogliendo il reclamo del Comune, i giudici lasciano spazio anche a una nota polemica rivolta a entrambi i contendenti. “Questo collegio ha già formulato proposte conciliative alle parti per addivenire a un componimento soddisfacente delle plurime e ormai annose ragioni di conflitto senza sortire l’effetto sperato”, si legge nell’ordinanza. Parole che trovano attuazione nella decisione di “compensare le spese di lite nonostante l’accoglimento del reclamo”.
E il monito non sembra aver avuto l’effetto sperato neppure questa volta. Poche ore dopo la pubblicazione dell’ordinanza, ecco il nuovo atto di forza per eseguire lo sgombero. Non sono mancati momenti di tensione, al punto che in viale Cavallotti sono intervenuti i carabinieri. La presidente dell’Associazione Maria Cristina Forgione ha avuto un malore.
Solidarietà da Fratelli d’Italia, con Alessandro Nardone e Stefano Molinari. “È un gesto politico, un atto di forza”, attaccano. “E mentre tutto questo accadeva, il sindaco Rapinese si trovava di nuovo in Cina – proseguono – Una coincidenza che diventa simbolica: a Como si attua una cancel culture degna del regime comunista cinese, dove ciò che non è controllabile viene eliminato e ciò che non è allineato viene cancellato. È un metodo che nulla ha a che vedere con la tradizione occidentale, con la libertà culturale o con il rispetto dovuto a una città come la nostra”.





