Sollevazione bipartisan di fronte alle parole del sindaco di Como, Alessandro Rapinese. Il video postato sui social per chiedere scusa ai valtellinesi ha avuto un’eco ancora più ampia, forse, delle dichiarazioni pronunciate nell’aula del consiglio comunale di Como in direzione della capogruppo del Pd, Patrizia Lissi, nei confronti della quale di scuse invece non ne sono arrivate, anzi. Secondo la deputata comasca dem Chiara Braga, che esprime solidarietà a Lissi, la “toppa è stata peggio del buco”. Nel filmato il primo cittadino in riferimento al Pd ha detto: “lo odio”. “Quando si usa un linguaggio d’odio e marcatamente sessista per attaccare avversari politici o chiunque altro – sottolinea Braga – ci si dovrebbe domandare se si è degni di ricoprire un ruolo istituzionale. Una tecnica becera – conclude – ma molto comoda per coprire le proprie mancanze”.
Da valtellinese doc, nato a Sondrio e residente a Ponte in Valtellina, interviene l’assessore regionale Massimo Sertori, con il quale peraltro il sindaco lavora a stretto contatto per il nuovo lungolago di Como. Il post pubblicato dall’esponente della giunta lombarda è chiaro: “Dopo l’infelice uscita il sindaco dichiara di aver detto una minchiata. Che dire – scrive – in questo caso condivido al 100%”.
A livello locale sono i consiglieri comunali d’opposizione ad andare ulteriormente all’attacco. La Lega con Elena Negretti definisce “l’ultima uscita del sindaco, una vergogna”. “Ma ancora più vergognoso e vile – precisa – è l’atteggiamento di una maggioranza che cade a pezzi che non ha credibilità ed é fatta di sudditi – aggiunge – Il silenzio totale é una grave complicità. Cos’altro deve accadere perché un sano rigurgito di orgoglio consenta la condanna di questi comportamenti” si chiede infine Negretti.
Svolta Civica parla di “ennesimo indegno spettacolo del sindaco che ha offeso la consigliera Lissi, coinvolgendo nel dileggio la Valtellina”. Ma i consiglieri chiamano in causa anche il presidente del consiglio comunale, nonché colonna portante della lista Rapinese sin dalla prima ora, Fulvio Anzaldo. “Nel proprio ruolo – si legge nella nota di Svolta Civica – dovrebbe ricondurre il dibattito entro i limiti della grammatica istituzionale, quindi dell’educazione e del civile rispetto. Al contrario, in ogni occasione Anzaldo consente al sindaco di mortificare l’istituzione di cui dovrebbe tutelare la dignità”.





