(ANSA) – MESSINA, 26 NOV – Beni per circa 2,5 milioni di euro sono stati sequestrati all’ex rettore di Messina, Salvatore Cuzzocrea, indagato per "plurimi reati di peculato". La guardia di finanza ha eseguito nei suoi confronti un decreto del gip per oltre 1,6 milioni di euro e un provvedimento d’urgenza della Procura di Messina per altri 860mila euro. Indagini del nucleo Pef delle Fiamme gialle avrebbero svelato "un sofisticato meccanismo attraverso il quale l’ex rettore, "in qualità di pubblico ufficiale e responsabile scientifico di numerosi progetti di ricerca affidati al dipartimento ChiBioFaram dell’ateneo", si sarebbe "appropriato di ingenti somme di denaro, utilizzando, a fini di rimborso spese, documentazione contabile artefatta, gonfiata o non inerente ai medesimi progetti di ricerca scientifica, formalmente condotti nel quadriennio 2019-2023". Il sequestro d’urgenza disposto dalla Procura di Messina riguarda "ulteriori somme di denaro di cui l’ex rettore si sarebbe appropriato" distraendoli "a vantaggio di un’azienda agricola a lui riferibile di, beni e servizi destinati all’università e acquisiti con procedure di affidamento diretto gestite dall’ateneo". Anche in relazione a questo sequestro all’indagato sono state contestate svariate ipotesi di peculato. Fra le varie irregolarità riscontrate: la presentazione di scontrini fiscali relativi ad acquisti effettuati, prevalentemente, per spese personali; la richiesta di rimborso di missioni effettuate per presunte attività di ricerca, ma risultate coincidenti con la presenza dell’ex rettore a eventi ippici. È emerso, quanto ai rimborsi giustificati tramite la presentazione di scontrini fiscali, che gli acquisti riguardavano materiali non collegati alle attività di ricerca ma a beneficio dell’azienda agricola riconducibile all’ex rettore. Indagini sono state eseguite anche su fatture emesse all’estero e si sono avvalse della collaborazione delle autorità giudiziarie della Svizzera, degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. Cuzzocrea, assieme all’ex direttore generale dell’ateneo, Francesco Bonanno, e a quattro imprenditori è a processo a Messina irregolarità nella gestione degli appalti, delle forniture e dei servizi per l’ateneo peloritano. I sei sono stati rinviati a giudizio il 24 marzo scorso per turbativa d’asta e falso commesso da pubblico ufficiale. Due imprenditori hanno patteggiato la pena a 10 mesi L’università di Messina è parte civile nel procedimento. (ANSA).






