(ANSA) – VARESE, 09 DIC – "Non c’è spazio per una riduzione della pena". Con queste parole il pubblico ministero di Busto Arsizio Giulia Grillo ha chiuso la discussione nel processo per l’omicidio di Andrea Bossi chiedendo la condanna all’ergastolo per Douglas Carolo e Michele Caglioni, i due ragazzi poco più che ventenni accusati del delitto avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 2024 nell’abitazione di via Mascheroni a Cairate, nel Varesotto, dove Bossi, 26 anni, viveva. L’accusa ha chiesto anche l’isolamento diurno per entrambi per 18 mesi e tutte le pene accessorie previste per legge. La pm ha ripercorso indizi e prove e ha sottolineato come "entrambi gli imputati, che si accusano l’un l’altro, hanno mentito. Nessuno dei due ha detto mai la verità su quanto accadde quella sera nella casa di Andrea Bossi". Per l’accusa i due ordirono un piano per uccidere e lo attuarono in concorso. La pm Grillo individua anche il movente: "Un movente molto piccolo – ha detto – i soldi. Carolo e Caglioni non lavoravano, non avevano un progetto di vita, non pensavano al domani. Il movente sono i soldi da spendere per la bella vita". L’accusa ha sottolineato l’efferatezza del delitto, il comportamento dei due dopo il fatto, teso a cancellare tutto ciò che li coinvolgesse, e il comportamento il giorno dell’arresto quando, ritrovandosi insieme dai Carabinieri, i due "ridevano, lo si sente nelle intercettazioni, commentando ciò che era stato ritrovato e ciò che non lo era stato". Per tutte queste ragioni, la pm ha negato anche il riconoscimento delle attenuanti generiche considerando al contrario provata l’aggravante della premeditazione. "La ricostruzione del pubblico ministero è perfetta – ha detto l’avvocato Davide Toscani che difende la famiglia della vittima – Sulla richiesta di pena non posso che associarmi: l’ergastolo è la pena che la famiglia di Andrea si aspetta". "Noi oggi non chiediamo indulgenza, chiediamo giustizia. L’onere della prova spetta alla Procura e la Procura non ha accertato chi abbia ucciso Andrea Bossi" hanno affermato gli avvocati Vincenzo Sparaco e Giammatteo Rona, legali del ventenne Douglas Carolo, che con il coetaneo Michele Caglioni è accusato dell’omicidio di Bossi. "Le uniche certezze che abbiamo è che fu Caglioni a prelevare con il bancomat di Bossi e fu sempre lui a vendere i preziosi sottratti alla vittima nei Compro Oro", aggiungono gli avvocati di Carolo. Per l’avvocato Nicolò Vecchioni, difensore di Caglioni, "Michele non era un complice, era una pedina. Guardiamo al prelievo con il bancomat: Caglioni è carne da cannone, è il soggetto da mandare in modo imprudente a prelevare con la carta di una vittima di omicidio sotto l’occhio delle telecamere. Lasciando una traccia documentale che lo lega a doppio filo ai reati di cui oggi ci occupiamo", ha detto l’avvocato descrivendo il proprio assistito come manipolato e terrorizzato dalle minacce di Carolo. (ANSA).






