“Modifiche affrettate per mettere a tacere le minoranze”. I consiglieri comunali di Como del Partito Democratico attaccano il sindaco Alessandro Rapinese per gli interventi sullo statuto del Comune e sul regolamento del consiglio comunale. Un attacco che si chiude con un riferimento alle ultime trasferte istituzionali del primo cittadini: “I recenti viaggi in Cina e Turchia, dove le opposizioni non possono esistere o vengono messe a tacere, evidentemente devono avere ispirato il primo cittadino”, scrivono Patrizia Lissi, Stefano Legnani, Stefano Fanetti ed Eleonora Galli.
L’attacco è riferito alle modifiche allo statuto di Palazzo Cernezzi, cui ora dovrebbero seguire le modifiche al regolamento del consiglio comunale, passate in commissione prima. “Tutte le modifiche sono finalizzate a ridurre le possibilità di intervento delle minoranze – dichiarano i consiglieri comunali dem – verranno ridotti i termini di preavviso per la convocazione del consiglio comunale e delle commissioni, verrà anticipato il termine per la presentazione di eventuali emendamenti alle proposte di deliberazioni, l’ammissibilità delle interrogazioni sarà valutata dal solo presidente, che è espressione della maggioranza e che diventerà anche l’unico soggetto che deciderà sull’eventuale interpretazione del regolamento in caso di dubbi”.
“Ciliegina sulla torta è quella che si può definire modifica “ad personam” – aggiungono gli esponenti del Pd – verrà introdotta la possibilità di revocare, anche senza giusta causa e a semplice maggioranza, il presidente di una commissione consiliare; norma evidentemente pensata per la consigliera Tocchetti, presidente della commissione quarta, “rea” di essere passata nel gruppo di Forza Italia”.
“E’ evidente l’obiettivo di impedire o limitare il diritto/dovere di controllo che la legge affida alle minoranze – concludono i consiglieri – Il sindaco considera peraltro ormai il consiglio comunale come un fastidioso ostacolo alle sue unilaterali decisioni che non possono essere messe in alcun modo in discussione; quindi meglio limitarne il più possibile l’autonomia e la possibilità di intervento”.





