Ristorni ai Comuni di frontiera salvi, da un lato. Tassa della salute per i vecchi frontalieri, dall’altro. La fine dell’anno porta notizie di carattere opposte per le zone di confine e per gli italiani che lavorano in Svizzera. Se sembra scongiurato il rischio di una perdita di quasi 38 milioni di euro per le amministrazioni locali infatti, al contempo arriva anche l’ufficializzazione della tassa sulla salute, retroattiva dal 2024.
In Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato un decreto del ministero della Salute con il ministero dell’Economia che ufficializza la tassa. Un primo passo al quale dovranno poi seguire gli interventi delle singole Regioni coinvolte, che dovranno procedere con i decreti attuativi per definire quote e modalità di riscossione. Già per la prossima settimana è convocata una riunione delle organizzazioni sindacali per valutare eventuali possibili passi dopo la pubblicazione del decreto.
Orsenigo e Astuti
“Dopo una lunga attesa, sorpresa del Governo di centrodestra: i frontalieri lombardi pagheranno la tassa sulla salute. Un prelievo forzoso nei confronti dei nostri lavoratori di confine che avviene con il beneplacito della Regione, probabilmente ben contenta dell’entrata, ogni mese, di diversi milioni di euro”, dicono Angelo Orsenigo e Samuele Astuti, consiglieri regionali del Pd. “Ci aspettavamo una retromarcia da parte di Roma nell’interesse dei frontalieri, ma non c’è stata – aggiungono – E ci rimane ancora qualche dubbio sulla costituzionalità di questa norma. Ma le chiacchiere stanno a zero: con effetto retroattivo, anche se noi avevamo chiesto almeno di non applicare questo aspetto, i nostri lavoratori di frontiera dovranno sborsare come minimo un centinaio di euro al mese, più gli arretrati, non appena Regione Lombardia avrà deliberato. Stato e Regione hanno completamente abbandonato i frontalieri e intendono usarli solo per fare cassa”.
Ristorni
Da Roma invece arrivano notizie migliori sul fronte dei ristorni dei frontalieri, che dovrebbero rimanere interamente ai comuni di frontiera. I timori legati a quasi 38 milioni di euro che rischiavano di essere destinati ad altri capitoli di spesa e non più versati direttamente alle amministrazioni locali sarebbero rientrati, anche se è necessario attendere l’approvazione della manovra finanziaria. Ad annunciarlo gli esponenti del Pd.
“Le tasse pagate dai frontalieri tornano ai comuni di confine. vittoria del territorio – annuncia il parlamentare del Partito Democratico Alessandro Alfieri, in prima fila nella battaglia per la difesa dei ristorni -. I 37,6 milioni di euro vengono restituiti ai comuni di frontiera. Il governo emenda se stesso visto che li aveva già trasferiti in altri capitoli”.
“Abbiamo fatto bene come Partito Democratico a sollevare il tema dei ristorni presentando un emendamento e un ordine del giorno per dire che le tasse pagate dai frontalieri vanno ai comuni in cui risiedono – aggiunge Alfieri – Bene la mobilitazione bipartisan dei rappresentanti istituzionali del territorio”.
“La restituzione dei 37,6 milioni di euro ai Comuni di frontiera dimostra la giusta marcia indietro fatta del Governo Meloni che ha dovuto correggere un errore rilevante ai danni delle comunità locali di confine – aggiunge Chiara Braga, capogruppo alla Camera del Pd – Queste risorse hanno una destinazione precisa e non potevano essere sottratte ai Comuni di confine. Il dietrofront del governo è stato possibile grazie alla determinazione del PD. Un risultato positivo che riafferma così un principio di giustizia territoriale – conclude la capogruppo dem -: le tasse pagate dai frontalieri devono tornare alle comunità locali di residenza che sostengono il peso del lavoro transfrontaliero”.





