Un mese di latitanza. Il caso dei colpi esplosi dagli agenti della polizia penitenziaria. Due persone sospettate di favoreggiamento. In Altolago è caccia senza fine a Massimo Riella, il detenuto evaso il 12 marzo scorso durante una visita sulla tomba della mamma.
L’uomo è riuscito fino ad ora a sfuggire alla cattura nonostante le indagini e le ricerche ininterrotte del nucleo investigativo della polizia penitenziaria, in collaborazione con i carabinieri della compagnia di Menaggio.
Gli aiuti esterni
Gli investigatori sembrano convinti che Riella, 47 anni, non si sia mai allontanato dalla zona di Gravedona ed Uniti in cui si è rifugiato dopo la fuga dal cimitero di Brenzio. Sembrano anche certi che ci siano più persone che aiutano l’evaso a sfuggire alla cattura. Due persone risultano già sospettate di favoreggiamento perché lo avrebbero aiutato nelle prime ore dopo la fuga.
Gli spari
Venerdì scorso, in serata, sarebbero stati esplosi alcuni colpi di pistola. In aria, secondo la versione che sarebbe trapelata dagli inquirenti. Ad altezza uomo, come ha raccontato il padre del latitante, secondo il quale il figlio sarebbe stato ferito. Non sarebbero però state trovate tracce di sangue né altri elementi che possano avvalorare questa tesi.
La certezza, a un mese dalla fuga è che Massimo Riella al momento è ancora latitante. Sarebbe nascosto in una vasta area boschiva, in alcuni tratti impervia, che conosce forse meglio di chiunque altro. E se fino ad ora è riuscito a sfuggire alla cattura, è altrettanto certo che gli investigatori siano determinati a riportarlo in carcere.