Non esitano a definirla una “spedizione punitiva di altri tempi e di altri luoghi” e ammettono che la situazione è fuori controllo. In un equilibrio sempre più precario: da una parte i detenuti indisciplinati e dall’altra la frustrazione del personale.
Ancora violenza nel carcere di Como. L’ultimo grave episodio risale alla giornata di ieri e il bilancio parla di un accoltellamento e di un clima di insicurezza che mette a rischio chi deve scontare la pena e chi è chiamato a mantenere l’ordine nella struttura.
Da quanto è stato ricostruito dai sindacalisti della UILPA-Polizia penitenziaria un detenuto è stato aggredito con un’arma rudimentale. A darne notizia è il segretario territoriale di Como, Fabiano Ferro. “Da tempo – spiega – denunciamo una situazione ingestibile. Nello specifico – racconta – ieri alcuni detenuti di nazionalità egiziana hanno raggiunto il locale cucina per aggredire una persona italiana e ferirla con un’arma da taglio. Fortuna ha voluto che il paradosso di trovare qualche porta aperta abbia consentito al ferito di trovare una via di fuga. Altrimenti avremmo dovuto commentare un evento luttuoso. Una vera e propria spedizione punitiva che ricorda carceri di altri tempi e di altri luoghi. Non certo quelle italiane che dovrebbero distinguersi per civiltà e regole. A Como – conclude Ferro – gli eventi critici sono ormai all’ordine del giorno e le aggressioni alla polizia penitenziaria non sono più considerate come eventi straordinari.”
Sull’episodio interviene anche il segretario generale della UILPA-Polizia penitenziaria Lombardia Pierpaolo Giacovazzo. “La tensione all’interno del carcere di Como è evidente, se a questo aggiungiamo la cronica carenza di organico e il pesante sovraffollamento, l’istituto rischia di essere una bomba pronta a implodere – spiega – Non vogliamo puntare il dito contro nessuno, ma i fatti dicono che il regime in atto al Bassone non è certo il modello detentivo previsto dalla norma. Il personale ci segnala indisciplina diffusa, inefficacia degli strumenti e difficoltà a contrastare le condotte”.
Il sindacalista sottolinea, inoltre, come i vari episodi abbiano “indebolito” anche l’edificio. “Ci sono box con protezioni danneggiate, cancelli non più utilizzabili e postazioni messe fuori uso. Tutte conseguenze – aggiunge – dei disordini che si sono susseguiti nel tempo”.
Per questi motivi si chiedono risposte, richiamando indagini ispettive sulla gestione dell’istituto, perché – conclude Giacovazzo – il “personale si sente in pericolo e abbandonato a se stesso”.