(ANSA) – MILANO, 26 AGO – "La mia mente si era disconnessa". E’ con queste parole che Alessia Pifferi ha provato a spiegare ai periti, nominati dalla Corte d’Assise d’appello di Milano, il fatto di aver abbandonato per sei giorni, nel luglio 2022, la figlia Diana di meno di un anno e mezzo sola in casa e poi morta di stenti. Lo si legge nella relazione degli esperti, che hanno accertato la piena capacità di intendere e di volere della donna al momento dei fatti. Quella "presunta disconnessione" della mente di cui parla Pifferi, infatti, secondo i periti, non configura alcun vizio di mente. La donna, secondo la perizia, era in grado di "pianificare le azioni, di prevedere rapporti causa-effetto". Era consapevole e comprendeva le "potenziali conseguenze dell’abbandono della bambina" e, dunque, le sofferenze che avrebbe patito. La presunta "disconnessione", si legge, "riguarda il suo essere madre". Tra l’altro, ha mantenuto "un ricordo dettagliato e molto partecipato sul piano affettivo di tutta la vicenda". Nel corso dei colloqui, agli atti della perizia, ha raccontato pure che ancora "le capita di vivere momenti in cui la sua mente si disconnette, ma non è in grado di spiegare come e perché avvengano". Negli atti vengono riportate anche altre frasi dell’imputata, condannata all’ergastolo in primo grado e che ai periti ha detto: "Se solo mia madre, mia sorella, il padre della bambina mi fossero stati davvero vicini, tutto questo non sarebbe accaduto". (ANSA).