(ANSA) – NAPOLI, 11 SET – Si è in concluso in Cassazione con un annullamento – senza rinvio – e con altri reati prescritti il processo nei confronti di Oscar Vesevo, il poliziotto accusato di aver rubato durante le operazioni di cattura del capoclan dei Casalesi Michele Zagaria a Casapesenna (Caserta) il 7 dicembre 2011, una pen drive che secondo la Dda di Napoli conteneva i segreti del boss. Per gli inquirenti l’agente, difeso dall’avvocato Giovanni Cantelli, aveva poi venduto il dispositivo per 50mila euro ad un imprenditore vicino al clan, ipotesi quest’ultima mai accertata durante le indagini né emersa durante il processo di primo grado, svoltosi al tribunale di Napoli Nord ad Aversa, al termine del quale – era il giugno 2023 – Vesevo, tuttora in servizio alla Questura di Isernia, era stato condannato ad una pena complessiva di sei anni e quattro mesi, essendo stato riconosciuto colpevole di peculato (4 anni e sei mesi) e di due episodi di truffa (un anno e otto mesi) in relazione alla vendita di un casa all’asta. Il tribunale aveva assolto Vesevo dal reato di accesso abusivo a sistema informatico e soprattutto aveva escluso l’aggravante mafiosa, facendo cadere il cuore dell’accusa, che voleva la chiavetta rubata e rivenduta al clan. In appello l’accusa si era ulteriormente ridimensionata, perché i giudici avevano derubricato il reato di peculato in quello di furto con l’aggravante dell’accesso in un edificio destinato ad abitazione, concedendo uno sconto di pena di tre anni e tre mesi. (ANSA).