Canzoni, striscioni, cartelli e tantissimi fiori di cartone. Le famiglie di Como hanno invaso Palazzo Cernezzi per protestare contro il piano di riorganizzazione delle scuole del Comune di Como e annunciano che continueranno a dare battaglia nonostante l’approvazione del documento.
“Questo è un giorno triste per Como, ma non sarà l’ultimo della nostra battaglia – dichiara il Comitato Como a Misura di Famiglia – Supporteremo ogni forma di protesta e di resistenza a questa decisione. La serata di ieri non segna una fine, ma un nuovo inizio per tutte le famiglie della città”.
Il Comitato si è rivolto direttamente con una lettera aperta ai consiglieri comunali che hanno approvato il piano. “Durante la votazione di ieri sera si è toccato il fondo, sia dal punto di vista politico che dialettico – si legge nel testo – nessun confronto reale, nessuna risposta alle domande concrete poste dai dirigenti scolastici e dalle famiglie”. “I consiglieri che hanno votato la chiusura non hanno risposto alle domande né hanno spiegato la loro scelta – prosegue il Comitato – Chiediamo che lo facciano ora, perché hanno preso questa decisione senza ascoltare gli addetti ai lavori e le famiglie comasche, che si sono espressi contro. Le conseguenze ricadranno sulla qualità della didattica, sui laboratori, sugli spazi dedicati ai bambini con disabilità. Da tempo la parola famiglia è scomparsa dalle politiche delle istituzioni locali”.
“Nova Como”, che con il Comitato Como a Misura di Famiglia ha organizzato la manifestazione di protesta, critica duramente le parole usate dal sindaco Alessandro Rapinese. “Rileviamo con estrema gravità le dichiarazioni del sindaco che, riferendosi alla soppressione di aule frequentate anche da bambini con bisogni speciali, le ha definite “inutili”, “aule del cucù” collocate in “cessi di scuole” – scrivono i responsabili del movimento in una nota – un linguaggio volgare e discriminatorio, che svaluta il valore educativo di attività fondamentali per la crescita, la socialità e lo sviluppo delle competenze dei bambini con disabilità. Riteniamo inaccettabile che un rappresentante delle istituzioni utilizzi espressioni volgari e soprattutto lesive della dignità dei soggetti più fragili e delle loro famiglie”.
I genitori definiscono infine “irricevibili” le accuse alle famiglie del sindaco, che ha di fatto parlato di “strumentalizzazione dei bambini”. “Rammentiamo che educare i propri figli alla partecipazione civica significa trasmettere i valori della democrazia, della responsabilità e del rispetto delle regole – scrive Nova Como – Manifestare, in questo contesto, non rappresenta strumentalizzazione dei minori ma esercizio consapevole di un diritto costituzionalmente garantito”.