Da una parte le famiglie comasche dall’altra il Comune. Un muro contro muro che non vede, per ora, indietreggiare nessuno. Se l’amministrazione dopo l’ok dell’aula di Palazzo Cernezzi dichiara la delibera sulla riorganizzazione delle scuole immediatamente eseguibile ed è pronta a trasmetterla, come prevede l’iter, alla Provincia entro il 7 ottobre, i genitori non arretrano di un millimetro forti anche delle ultime sentenze che hanno permesso di tenere aperti plessi che, nelle intenzioni del Comune, non avrebbero più dovuto accogliere studenti (la primaria di via Perti in primis, da dove peraltro ha preso avvio la partecipata manifestazione di mercoledì sera).
Mentre all’albo pretorio è stato pubblicato il documento sul piano di riorganizzazione per l’anno scolastico 2026-2027 con la chiusura di due scuole elementari, la “Corridoni” di via Sinigaglia e la “De Calboli” di via Brogeda e dell’Infanzia di via Salita Cappuccini, il sindaco Alessandro Rapinese sui social parla dei suoi “oppositori” e li accusa di strumentalizzare bambini, disabili, tragedie. “Mi fanno pena” scrive.
Nelle stesse ore il Comitato a Misura di Famiglia ha diffuso un comunicato nel quale si ringrazia chi ha approfondito la situazione, visitato le strutture e ascoltato le preoccupazioni di genitori e personale, poi vengono poste alcune domande a chi ha appoggiato le chiusure l’altra sera durante la seduta del consiglio comunale (vale la pena ricordare che i voti favorevoli sono stati 18 e che la maggioranza per la prima volta non ha votato in modo compatto ma si sono registrati un voto contrario e un’astensione). Tre i quesiti che vengono sollevati all’indirizzo dei sostenitori del provvedimento: “Avete certezza che i provvedimenti miglioreranno la qualità delle scuole e limiteranno i disagi per i bambini? Confermate che tutte le attuali aule, laboratori, spazi dedicati ai bisogni speciali saranno presenti anche nelle nuove sedi? Siete consapevoli delle responsabilità del Comune e delle conseguenze economiche dovute allo spreco di ingenti investimenti? Domandare è lecito…rispondere è democrazia”. Conclude il Comitato.