La chiusura della scuola primaria “Corridoni” di via Sinigaglia a Como arriva in Parlamento. La portavoce regionale di Europa Verde Elisabetta Patelli ha annunciato di aver depositato attraverso il deputato Devis Dori di Alleanza Verdi e Sinistra un’interrogazione al ministro per gli Affari europei, il PNRR e le Politiche di coesione, Tommaso Foti, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara per chiedere chiarezza e trasparenza sulla vicenda della scuola Corridoni e per attivare le verifiche ispettive necessarie. Tra gli aspetti rilevati dai Verdi, “l’assenza totale di un percorso di concertazione con la cittadinanza, le famiglie e il corpo docente, nonostante gli obblighi di legge; i pareri tecnici negativi non considerati o aggirati, incluso quello dell’Ufficio scolastico provinciale; il rifiuto, da parte dell’amministrazione, di valutare proposte alternative migliorative; le valutazioni sulle capienze dei plessi scolastici, basate su parametri obsoleti”. Secondo i Verdi, inoltre, le sedi alternative indicate presenterebbero criticità di fruizione, in relazione all’accessibilità pedonale, alla distanza, all’assenza di mense o laboratori adeguati e alle condizioni di sicurezza. “Nei plessi oggetto di chiusura risultano essere stati recentemente realizzati interventi finanziati con fondi del PNRR, che vincolano la destinazione d’uso scolastica degli immobili almeno fino al 2030, – sottolineano i Verdi – rendendo la demolizione potenzialmente configurabile come danno erariale. Questa scelta – si legge nell’interrogazione parlamentare – non risponde a logiche di razionalizzazione dell’offerta formativa, ma a finalità di carattere urbanistico e commerciale, con un progetto ampiamente contestato da associazioni, cittadini e studiosi per la sua invasività paesaggistica e ambientale, in un’area già sottoposta a vincoli e forte pressione urbanistica”.
“La città merita trasparenza totale e ascolto. – conclude Patelli – Gli spazi pubblici non possono essere trattati come merce di scambio per operazioni speculative. È urgente fermare le decisioni calate dall’alto, riaprire il dialogo con chi la scuola la vive ogni giorno e garantire che le trasformazioni urbane rispondano al bene comune, non agli interessi di pochi”.
 
  
  
 





