Il suo cuore era fermo da almeno un’ora e la sua temperatura corporea era di 21 gradi. Se non fosse che oggi ha raccontato in prima persona il suo salvataggio quasi miracoloso, verrebbe da dire che Jiri Marzi, 18enne di Griante, era morto quando è stato raggiunto dai soccorritori il 27 settembre scorso, in un gelido sabato pomeriggio, sui monti nella zona di Menaggio, tra il Sasso Bellora e Monte Bregagno.
Il giovane atleta comasco stava partecipando alla Marathon Trail Lago di Como. “Ero preparato e allenato – ha raccontato lui stesso – Ero attrezzato ed equipaggiato in modo adeguato”. In gara, qualcosa è andato storto. Un cambio di percorso deciso all’ultimo momento per il meteo avverso, l’errore di tragitto, le energie che vengono a mancare. Jiri resta lucido fino alla fine. “Ricordo il telefono che vibrava in tasca, irraggiungibile per il mio corpo congelato, come le barrette energetiche – ricorda il 18enne – Sentivo anche l’elicottero sopra di me. Ho pensato che mi avrebbero trovato, mentre aspettavo che arrivassero altri partecipanti alla gara che avevo alle spalle. Poi il nulla”.
Il cuore di Jiri si è fermato. “Arresto cardiaco per ipotermia”, hanno spiegato i professionisti che lo hanno salvato. Un risultato reso possibile grazie al lavoro di squadra di AREU, del soccorso alpino (stazione Lario Occidentale – Ceresio), dei vigili del fuoco, dei team degli elisoccorso di Como e Sondrio e del team ECMO (Ossigenazione Extracorporea a Membrana) dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, centro di riferimento regionale per la gestione dell’ipotermia accidentale grave
Jiri non solo è vivo, ma sta bene e non ha avuto alcuna conseguenza permanente.





